In nome della Rete dei comitati polesani a difesa dell'ambiente si chiede di riprendere la legge regionale 18/2015 riguardante il divieto di ricerca di idrocarburi nelle aree del Parco del Delta del Po veneto e approvata all'unanimità dal Consiglio Regionale

ROVIGO – Ecco fatto. Il senatore Adolfo Urso lo aveva annunciato durante la campagna elettorale proprio a Rovigo, tra gli applausi dei rappresentanti polesani di Fratelli d’Italia (LEGGI ARTICOLO), e, per coerenza, il governo guidato da Giorgia Meloni, l’ha fatto: in nome della sovranità energetica del Paese si trivella per la estrazione di idrocarburi.

“Il Decreto Aiuti quater da il via libera alla ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi in mare, a condizione che siano ad oltre 9 miglia dalla costa della zona interessata e che non ci siano fenomeni di subsidenza (cioè di terreno che frana) nell’area. 

La disposizione si applica alle concessioni di coltivazione di idrocarburi «poste nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, a una distanza dalle linee di costa superiore a 9 miglia e aventi un potenziale minerario di gas per un quantitativo di riserva certa superiore a una soglia di 500 milioni di metri cubi” sottolinea Vanni Destro per la Rete dei comitati polesani a difesa dell’ambiente. 

“Viene consentita la coltivazione delle concessioni di cui al terzo periodo per la durata di vita utile del giacimento a condizione che i titolari delle concessioni e previa presentazione di analisi tecnico-scientifiche e programmi dettagliati di monitoraggio e verifica dell’assenza di effetti significativi di subsidenza sulle linee di costa da condurre sotto il controllo del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

Una botta al cerchio e una alla botte, ma davvero si pensa che possano arrivare società estrattive che investono milioni di euro in costose ricerche di gas, che noi tutti già sappiamo esserci, e poi non vogliano estrarlo ad ogni costo? – si chiede Destro – Visti i ridicoli diritti sulle attività estrattive vigenti in Italia, oltretutto”.

“E il monitoraggio della subsidenza che portasse ad un eventuale blocco delle estrazioni come arresterebbe il fenomeno che, ricordo, nel Delta continua a sessant’anni dallo stop delle precedenti?

Credo sia urgente e necessario riprendere in mano la legge 18/2015 della Regione Veneto riguardante il divieto di ricerca di idrocarburi nelle aree del Parco del Delta del Po veneto e approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale, allargando il divieto di ricerca all’area marina di fronte al Parco stesso almeno fino alle 12 miglia, e portandola all’attenzione del Parlamento” conclude la Rete dei comitati polesani a difesa dell’ambiente.

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