Una zona logistica per Venezia e il Polesine: sostenibilità e sviluppo del territorio

Francesco Musco: “Per dare vita alla Zls va creato un vero e proprio ufficio di Piano che attui la strategia concepita con il Piano strategico”

ROVIGO – Si è finalmente riaperto il dibattito sulla Zls da Venezia al Polesine grazie dal “Decreto Coesione” pubblicato nelle scorse settimane contenente le risorse fondamentali per i crediti di imposta destinati alle aziende che vorranno insediarsi nel territorio della Zls del Veneto. 

Si tratta di un passaggio indispensabile, ma non esaustivo se andiamo a confrontarci con le precondizioni locali logistiche, infrastrutturali ed urbanistiche.

Infatti, non può essere sottaciuto che il processo di creazione della Zls non può essere limitata all’incentivo fiscale, che se da un lato rappresenta la condizione fondante e di supporto all’insediamento nelle imprese, al contempo non è assolutamente sufficiente in termini di volano di reale sviluppo per il territorio.  

Durante la redazione del Piano Strategico per la Zona Logistica Semplificata sono emerse, fin dall’inizio, alcuni limiti e alcune opportunità che dovranno essere considerate nella fase di attuazione del Piano: il solo “disegno” della configurazione spaziale della Zls difatti non basta per garantirne l’efficacia in termini di sviluppo delle filiere produttive, di supporto per le economie locali e soprattutto per generare l’attuazione della relazione Venezia-Polesine in presenza di discontinuità territoriali ed infrastrutturali evidenti.

Da un lato Venezia e il suo sistema portuale allargato alla gronda lagunare può già usufruire delle capacità di governance dell’Autorità del Sistema Portuale dell’Alto Adriatico che sarà ulteriormente rafforzato dalla nuova Autorità per la Laguna di Venezia – per non trascurare la capacità progettuale del sistema universitario e della ricerca –  profondamente diversa è la condizione dei comuni del Polesine, che al netto di Rovigo e della presenza dell’Interporto, necessita di una governance forte per non parlare delle necessità infrastrutturali. Si tratta di piccoli comuni che possono trovare forza solo in virtù di un’alleanza sovralocale che ne possa da un lato garantire gli interessi in termini di sviluppo locale, ma che al contempo garantisca la messa in rete da una strategia complessiva per l’area vasta.

Il Piano ha provato a concepite l’asta dei comuni polesani che va da Melara a Rovigo passando per Bergantino, Castelnovo Bariano, Castelmassa, Ceneselli, Trecenta, Calto, Salara, Ficarolo, Bagnolo di Po, Fiesso Umbertiano, Gaiba, Stienta, Occhiobello, Canaro, Polesella e Bosaro, come un vero e proprio sistema “retro-portuale” di Venezia. Per attuare con forza questa visione di sviluppo futuro, servono connessioni anche di livello micro dalle piccole infrastrutture alle reti, infrastrutture di mobilità mista terra-acqua; serve garantire che l’asta del Fissero-Tartaro-Canal Bianco funga da reale infrastruttura di mobilità e trasporto per tutti i comuni dell’area, sono necessarie evidenti ricuciture di reti e servizi anche alla micro-scala perché davvero un’impresa che decide di insediarsi possa trovare precondizioni locali adeguate ed attrattive.

Va considerato che la forza delle istituzioni pubbliche del Polesine, per ragioni soprattutto politiche, negli anni abbiano perso la loro forza di coordinamento e governo. Da un lato la poco comprensibile messa in liquidazione del Consvipo – Consorzio per lo Sviluppo del Polesine che avrebbe potuto essere trasformatain “agenzia” per lo sviluppo locale, dall’altro l’indebolimento della forza di programmazione territoriale della Provincia di Rovigo a seguito delle varie riforme che hanno depotenziato il ruolo delle province a livello nazionale.

Per dare vita alla Zls va creato un vero e proprio ufficio di Piano che attui la strategia concepita con il Piano strategico, tenendo assieme le logiche di sviluppo locale con quelle di interconnessione di area vasta e a livello locale. Oltre a questo va disegnata una strategia di marketing adeguata che possa differenziare i territori a seconda delle loro vocazioni e del contesto ambientale in cui le imprese vanno potenzialmente ad insediarsi. In questa prospettiva protocolli di sostenibilità, economia circolare e modelli insediativi a basse emissioni di carbonio dovranno essere la guida per l’attuazione della Zls.

Gli incentivi fiscali sono una leva fondamentale per partire, ma senza un coordinamento forte e un costante monitoraggio dell’attuazione del piano di sviluppo della Zls, il rischio che, soprattutto il Polesine, rimanga al margine di uno sviluppo locale e sostenibile è tutt’altro che remoto.

Francesco Musco

Professore ordinario di Pianificazione Urbanistica

Direttore della Ricerca

Università Iuav di Venezia

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