Levata di scudi contro le trivellazioni in Alto Adriatico, la dura presa di posizione della consigliera regionale, della provincia di Rovigo, Laura Cestari

VENEZIA – “No, no e poi no ancora”. Sulla ripresa delle estrazioni in Alto Adriatico e il rischio di trivelle in funzione al largo del Polesine, rompe il silenzio e interviene anche la consigliera regionale Laura Cestari. 

“Pensavamo – commenta – di esserci lasciati alle spalle il passato, dopo il pesantissimo tributo che questo territorio ha già pagato in termini di subsidenza e successivo spopolamento. Speravamo che un fronte unico e compatto, tra tutte le istituzioni, un’intesa trasversale sancita ufficialmente l’anno scorso presso la sede del Parco, potesse scongiurare nuove concessioni davanti alle nostre cose. E invece no, si torna a parlare di idrocarburi e di trivellazioni e il particolare momento storico che viviamo, penso al conflitto ucraino, alla carenza di gas e all’aumento vertiginoso delle bollette, non può in alcun caso giustificare una posizione che porta chiaramente in questa direzione”.

Per la consigliera il quadro è piuttosto chiaro: “il ministro Urso fa riferimento al 45esimo parallelo e al fatto che a sud si potrebbe aprire alle estrazioni. Questo significa due cose: volontà di salvaguardare Venezia e la sua laguna ma di accettare al tempo stesso di mettere a rischio il Delta con suo il parco e la riserva biosfera Mab Unesco ma anche coloro che vincono qui e ricordano come l’attività di trivellazione sia legata a doppio filo a subsidenza, alluvioni e migrazione interna. Davanti a questo rischio – incalza -, non possiamo chiudere gli occhi e accontentarci di rassicurazioni generiche: noi sappiamo bene a cosa portano le estrazioni e la posizione di contrarietà della comunità deve restare ferma e salda, ora più che mai”.

La Cestari si dice argomenta ulteriormente il suo ragionamento. “Non posso non pensare che si tratti di un errore di visione – prosegue -, Polesine e trivelle sono due concetti che non possono più entrare nella stessa frase: la mia mozione votata in consiglio nel luglio dell’anno scorso è un impegno formale e unanime che va al di là del semplice atto istituzionale, significa la volontà condivisa da tutti, maggioranza e opposizione, di opporsi a una pratica che rischia di compromettere per sempre un ecosistema unico per la sua bellezza ma anche al tempo stesso delicato e fragile, già duramente provato dalle attività passate. Qui non si parla soltanto di transizione ecologica o energia a buon mercato, è in ballo del futuro di questa terra che noi abitiamo, conosciamo rispettiamo e amiamo”.

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