ROVIGO – Le squalifiche dovranno essere annullate, non tutte, sia chiaro, ma sicuramente per molti dei protagonisti dell’amichevole tra FemiCz Rovigo e Petrarca del 15 settembre (LEGGI ARTICOLO). Non solo è un diritto, ma una questione di Giustizia.
Lo pensa anche la società di viale Alfieri, per questo il patron Francesco Zambelli ha dato incarico all’avvocato Federico Cogo (che fa parte anche del Cda della Rugby Rovigo Delta) di preparare il ricorso, chiedendo contestualmente la visione del referto arbitrale (LEGGI ARTICOLO). Non solo, il ricorso lo farà insieme al Petrarca con l’avvocato Lorigiola.
Un caso che ha assunto dimensioni ciclopiche, la notizia della squalifica di tutti i giocatori in distinta ha fatto il giro del mondo ovale. Per onestà intellettuale bisogna chiare un concetto. Nel rugby può succedere che dopo 75 minuti si perda la lucidità, è nella logica delle cose, ma è anche una regola non scritta, e rispettata come fosse Legge, che al termine degli 80 minuti di gioco lealmente si applaude l’avversario con il proverbiale corridoio, gli si stringe la mano, ben prima della doccia e del Terzo Tempo.


“Atto contrario allo spirito del gioco”. Questo l’articolo che ha spinto il Giudice sportivo, dopo aver letto il referto arbitrale, a squalificare tutti e 62 i giocatori protagonisti di un bel derby, una partita avvincente vinta dai Bersaglieri 15-7 (LEGGI ARTICOLO). Il Petrarca ha dimostrato di essere una squadra solida, ma la FemiCz ha ancora fame di vittorie, nonostante lo scudetto vinto a Parma il 28 maggio scorso (LEGGI ARTICOLO). Insieme nel ricorso, rivali in campo, ma nei piani alti delle due storiche società c’è la stessa visione ovale.
Al 75’ un placcaggio, secondo noi pericoloso, del petrarchino Panunzi scatena la reazione del rossoblù Facundo Ferrario, partono dei pugni, il Giudice Cordelli decide per tre settimane di stop. Salteranno entrambi la prima di campionato. Una decisione che difficilmente è Appellabile, anche se le immagini video non possono essere fornite al Giudice sportivo, una volta che l’arbitro Dario Merli della sezione di Ancona ha estratto i due cartellini rossi, comunque, anche dopo un’amichevole, era naturale che il Giudice si sarebbe espresso. Con un po’ di buonsenso tutto questo clamore negativo non si sarebbe generato, entrambe le società hanno deciso di mantenere il basso profilo senza intervenire pubblicamente sulla questione, parleranno gli avvocati. In primis c’è da ristabilire il concetto di Giustizia. Punire la squadra intera per dare un segnale a tre-quattro giocatori non lo è.






Discorso diverso per ciò che accade qualche secondo dopo i pugni, una zuffa, giornalisticamente catalogata come rissa, ma di fatto sono più gli atleti che cercano di dividere, rispetto a quelli che alzano le mani. Se dei giocatori di rugby decidono di scatenare una rissa come si deve, servono diverse ambulanze in campo. Invece, a parte qualche livido, tutti escono con le proprie gambe.
Poi ci sono circostanze che hanno del grottesco, due giocatori avversari che si abbracciano e guadano la scena (vedi Leo Sarto), una quindicina che osservano da lontano, e lentamente si avvicinano. Nel frattempo in campo scende dalla tribuna anche coach Ale Lodi per placare gli animi. Poco prima era intervenuto anche Giazzon.
Quando Facundo Ferrario si becca il cartellino rosso non fa una piega, esce dal campo senza protestare, è costernato, viene accompagnato negli spogliatoi da Stefan Basson. Quando la partita finisce ritorna in campo a dare la mano agli avversari. Detta come va detta, se la situazione è degenerata non può essere solo colpa dei giocatori in campo.


Di sicuro non possono pagare tutti, compresi quelli in panchina. Un match spigoloso, ma corretto fino a 5 minuti dalla fine. Ruvido nei punti d’incontro, come in tutti i derby, un richiamo generale (come spesso accade) sarebbe stato sufficiente. Invece la notizia sta facendo il giro del mondo ovale, e non solo. Lo farà anche il ricorso congiunto delle due società, un altro evento senza precedenti per la Federazione Italiana Rugby, e forse anche a livello mondiale.
Giorgio Achilli
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