Tra le tante incombenze che possono determinare un impatto significativo sulla qualità del riposo le costanti notifiche a cui siamo esposti meritano una menzione particolare. Pensiamoci: quante volte possiamo dire con certezza di aver “messo via” il telefono, soprattutto nelle ore notturne? Il solo fatto che sia lì sul comodino, pronto a vibrare o a illuminarsi per un messaggio, una mail o un aggiornamento social, finisce per generare una sorta di allerta continua nel cervello.
Questo stato di ipervigilanza, come spiegato da ExpressVPN, impedisce il rilassamento mentale e rende più difficile sia l’addormentamento che il mantenimento di un sonno profondo e rigenerante. Imparare a prendere le distanze dagli strumenti, quindi, è ormai diventato un atto dovuto, sempre più indispensabile per la salute psicofisica di ognuno di noi.
Sonno interrotto e notifiche: cosa succede al nostro corpo
Il sonno non è un processo uniforme, ma è suddiviso in fasi cicliche che si alternano e si susseguono più volte durante la notte. Un’interruzione, anche minima, di questo ritmo può spezzare degli equilibri molto delicati, impedendo al corpo di completare i cicli fondamentali per rigenerarsi. Quando il sonno è interrotto da suoni, luci, vibrazioni e notifiche in generale, dunque, la sequenza naturale del riposo si spezza: l’organismo entra in una montagna russa composta da fasi profonde e fasi leggere. Inutile dire che questa situazione non ci fa bene: non è raro incorrere in risvegli frequenti e sonno frammentato. Al mattino, poi, si ha a che fare con una sensazione di stanchezza persistente, irritabilità e calo della concentrazione.
Sul piano fisiologico, inoltre, anche un semplice “microrisveglio” provocato da una notifica può attivare il sistema nervoso simpatico: la frequenza cardiaca aumenta, la respirazione viene alterata, l’organismo inizia a produrre cortisolo, l’ormone dello stress. A lungo andare, questa condizione può accompagnarsi a stanchezza cronica, difficoltà nella concentrazione, calo delle difese immunitarie, sbalzi d’umore. La tensione latente sviluppata dal nostro cervello, in alcuni casi, finisce per generare ansia anticipatoria o dipendenza da stimoli digitali.
Disintossicarsi dallo smartphone: come riprendere il controllo
Per evitare di incorrere in tutte le problematiche citate, è fondamentale adottare alcune contromisure semplici ma efficaci. Almeno la sera, creare uno spazio privo di stimoli digitali è uno dei gesti più lineari ma anche più potenti per tornare a dormire davvero bene. Modalità come silenzioso, aereo o “non disturbare” vanno attivate almeno un’ora prima di andare a dormire, disattivando ogni notifica e, se possibile, lasciando il telefono fuori dalla stanza da letto. Se si ha bisogno della sveglia per il giorno dopo, è bene optare per una sveglia tradizionale piuttosto che affidarsi sempre allo smartphone.
L’ideale, dunque, è creare un rituale serale di disconnessione: agli strumenti vanno preferite attività rilassanti che segnalino al corpo che è giunto il momento di rallentare. A cambiare deve essere prima di tutto la forma mentis: bisogna imparare ad educarsi a distinguere ciò che è urgente da ciò che può attendere il mattino dopo, riducendo così la dipendenza emotiva dal dispositivo. In sostanza, per proteggere la qualità del sonno è necessario stabilire un confine chiaro tra la vita digitale e il momento del riposo: solo così possiamo garantire al corpo e alla mente lo spazio di cui hanno bisogno per rigenerarsi davvero.