ROVIGO – Il 77 per cento dei polesani dichiara meno di 26mila euro all’anno. Lo rende noto l’elaborazione dello Spi Cgil Veneto, basata sui dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, relativi all’anno di imposta 2020. La maggioranza relativa di lavoratori e pensionati, il 41 per cento, rientra nel primo scaglione, ovvero non arriva a 15mila euro. Segue un 36 per cento che guadagna tra i 15 e i 26mila euro. Rientra nel ceto medio solo un contribuente su cinque, che dichiara tra i 26 e i 55mila euro. Le fasce benestanti, sopra i 55mila euro, sulla carta sono un’esigua minoranza, pari al 3 per cento.
Il Polesine risulta essere la provincia più povera del Veneto, con tutte le categorie al di sotto della media regionale. Si registra una netta differenza tra quanto percepito da dipendenti e pensionati, rispettivamente 19mila e 17mila euro, e dagli autonomi, che mediamente dichiarano 55mila euro.
La segretaria Biancardi: “Rafforzare la riscossione ed intercettare l’evasione fiscale” “I dati elaborati – dichiara Nicoletta Biancardi, segretaria generale dello Spi Cgil di Rovigo – dimostrano che il 90 per cento dell’imponibile Irpef è prodotto da pensionati e lavoratori dipendenti che, finanziando quasi tutto il welfare, sostengono i servizi essenziali in ambito sociosanitario. Di contro, alla formazione dell’imponibile viene sottratta una parte consistente di ricchezza, quella di chi non paga le tasse. I Comuni sono in forte sofferenza sul fronte delle entrate, in quanto i bisogni sociali delle persone sono notevolmente aumentati, soprattutto con la pandemia. E’ necessario rafforzare la riscossione ed intercettare le sacche di evasione fiscale. Noi pensiamo che sia necessario potenziare l’azione di contrasto all’evasione fiscale e che questa debba passare attraverso la partecipazione attiva dei Comuni. Come Spi Cgil, rilanciamo la validità dei Patti Antievasione: riteniamo doveroso che ogni amministrazione assuma un ruolo più incisivo rispetto a tale attività, promuovendo accertamenti esecutivi”.
Finanziare il welfare territoriale con il recupero delle imposte evase “Purtroppo – prosegue la segretaria Biancardi – solo tre comuni polesani su 50 hanno siglato il Patto. I sindaci dovrebbero cogliere questa grande opportunità, che permette anche il recupero di risorse utili per finanziare il welfare territoriale. Una richiesta che facciamo sempre durante gli incontri di negoziazione sociale con i singoli Comuni, assieme a proposte che riguardano la fiscalità locale, a partire dall’addizionale Irpef. Ribadiamo il principio della progressività dell’imposta e chiediamo a gran voce una soglia di esenzione, che agevoli i redditi da lavoro e da pensione più bassi. Riteniamo inoltre che l’Isee sia uno strumento essenziale per le esenzioni e le agevolazioni dei servizi a domanda individuale, per la Tari e per tutti i servizi offerti dai Comuni”.