ROVIGO – Mercoledì 23 aprile a Rovigo Messa di suffragio per Papa Francesco nella Chiesa del Cuore Immacolato di Maria, Santuario della Madonna pellegrina. Una commossa presenza di cittadini e fedeli, con la sindaca di Rovigo Valeria Cittadin, ha gremito la Chiesa della Commenda. Papa Francesco ha lasciato un segno indelebile, nonostante fosse provato dalla sue condizioni fisiche, giovedì prima di Pasqua ha fatto visita ai carcerati di Regine Coeli. Un messaggio chiaro alla politica, cristallino per certi versi, un Papa vicino agli ultimi, come Giovanni Paolo II, perchè la redenzione è possibile.
Poi quell’ultimo bagno di folla nel giorno di Pasqua, la benedizione ai bimbi, il saluto terreno ai pellegrini donandosi fino all’ultimo istante, perché il Papa era così, un generoso pastore, faro non solo per i cattolici, ma per tutti. “Dio non si stanca mai di perdonare” ha più volte ribadito Papa Francesco, parole mai banali, dirette, a volte dure nella sua semplicità, ma comprensibili a tutto il popolo. Il Giubileo impone una riflessione, Papa Francesco si è spinto anche oltre.

“Il contesto liturgico dell’Ottava di Pasqua ci aiuta a vivere la morte del nostro amato Papa Francesco nella prospettiva della fede pasquale. seguendo quanto lui stesso ci ha insegnato. Leggevo questa mattina alcuni passi – ha detto nell’omelia il Vescovo di Adria e Rovigo, Pierantonio Pavanello – di uno dei suoi ultimi scritti (la prefazione del libro del card. Scola sulla vecchiaia) e ho trovato questa bella riflessione sulla morte: «La morte non è la fine di tutto, ma l’inizio di qualcosa. È un nuovo inizio, perché la vita eterna, che chi ama già sperimenta sulla terra dentro le occupazioni di ogni giorno, è iniziare qualcosa che non finirà. Ed è proprio per questo motivo che è un inizio “nuovo”, perché vivremo qualcosa che mai abbiamo vissuto pienamente: l’eternità».

In questi giorni sono state dette tante parole sulla figura e sull’opera di Papa Francesco. A me sembra che al di là delle tante considerazioni che si possono fare, sia importante guardare a lui come al successore di Pietro, che il libro degli Atti degli Apostoli, anche nel brano proposto nella messa di oggi, ci presenta come il principale protagonista della vita della comunità cristiana delle origini. In particolare il gesto con cui Pietro guarisce il paralitico, ci aiuta anche a comprendere il significato e il valore del ministero di Papa Francesco. Il paralitico che chiedeva l’elemosina alla porta del tempio rappresenta bene tanta parte dell’umanità di oggi, ferita e oppressa dalla violenza e dalla povertà. Al grido di aiuto di tanti fratelli e sorelle Papa Francesco ha risposto offrendo il Vangelo con la parola ma ancora più con dei gesti concreti. «Quello che ho te lo do nel nome di Gesù Cristo il Nazareno!» sono le parole di Pietro. Anche Francesco ha dato quello che possedeva, qualcosa che è più preziosa dell’oro e dell’argento: il Vangelo!”.
“Ringraziamo il Signore – ha detto monsignor Pavanello – perché nei dodici anni del suo Pontificato Papa Francesco ci ha aiutato a mettere al centro il Vangelo: non era e non è scontato, è qualcosa che ci chiede sempre una conversione e che non può mai lasciarci tranquilli.
Vorrei sottolineare anche il modo con cui Papa Francesco è stato testimone del Vangelo: mi riferisco alla sua umanità, mai nascosta, anche quando poteva non essere compreso o infastidire qualcuno. Il suo stile, semplice e immediato, è un lascito prezioso: oggi c’è bisogno proprio di una Chiesa che stia in mezzo alla gente e che sappia accogliere tutti con l’umanità dei suoi membri. Per poter dire il Vangelo è necessario che prima facciamo spazio alle persone, che ascoltiamo le loro domande e che sappiamo condividere le loro preoccupazioni e sofferenze.

La nostra preghiera di suffragio esprima la nostra gratitudine per quanto abbiamo ricevuto dal suo insegnamento e soprattutto dal suo esempio. Il Signore lo accolga nella sua casa e gli dia il premio promesso ai servi fedeli. Dal cielo continuerà ad intercedere per la Chiesa perché dia una testimonianza sempre più trasparente del Vangelo.
A noi, membri della Chiesa in cammino nel mondo di oggi, spetta il compito di onorare la sua memoria facendo crescere i semi del Regno di Dio da lui seminati in mezzo a questa umanità tribolata e confusa”.