VENEIZA – 295 euro in più del 2024 e addirittura 665 euro in più rispetto al 2023. I tanto temuti aumenti delle rette nelle case di riposo venete si concretizzano quest’anno con rincari che rendono sempre più difficile la vita degli anziani (oltre 30mila) non autosufficienti ospitati nelle strutture regionali e delle loro famiglie. La fotografia dei nuovi aumenti è stata scattata dai sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil del Veneto che proseguono nel loro monitoraggio sulla gestione della non autosufficienza degli anziani, tra costi e servizi.

L’indagine. Il rilevamento delle rette è stato condotto nei mesi di dicembre 2024 e gennaio-febbraio 2025, così come era avvenuto negli ultimi mesi del 2023. Ciò ha permesso un confronto storico che include sia i costi con impegnativa di residenzialità sia senza. Attraverso la consultazione dei siti web e a contatti diretti con i singoli centri servizi,si è riusciti ad ottenere un importante quantità di dati relativi alla stragrande maggioranza delle strutture: nel 2025, 260 su 293 (88,8%), nel 2024 257 sempre su 293 (87,7%) mentre nel 2023 il monitoraggio ha riguardato 220 strutture su 286 (76,93%).
Gli aumenti delle rette con impegnativa. Prendendo in esame i costi per gli ospiti che usufruiscono dell’impegnativa di residenzialità – di fatto l’85% degli anziani non autosufficienti assistiti nelle case di riposo -, la retta media è passata dai 1.865,10 euro mensili (62,17 euro giornalieri) del 2023 ai 1.895,40 euro (63,18 euro) del 2024 fino ai 1.919,70 euro (63,99 euro) registrati quest’anno. Ciò significa che nel 2025 si sborsano in un anno 295 euro in più dell’anno precedente e addirittura 665 euro in più rispetto a due anni prima. Un vero salasso che molte persone non possono affrontare.

I rincari senza impegnativa. Naturalmente per i soggetti che non usufruiscono del contributo regionale la stangata è ancora più pesante, considerando il peso per molti insostenibile di una retta piena. Secondo lo studio dei sindacati dei pensionati, il costo mensile senza impegnativa è salito a una media di 2.730,90 euro, con una crescita di oltre 45 euro in confronto all’anno precedente, quando la retta media era di 2.685,60 euro (e 2.572,20 nel 2023).
Divari provinciali. Lo studio evidenzia anche le differenze esistenti fra i centri servizi (case di riposo) delle varie province. Prendendo in esame la retta con impegnativa, nel 2025 la spesa media giornaliera più bassa è quella applicata nelle strutture bellunesi con un costo di 55,09 euro. Una cifra decisamente inferiore rispetto al Veneziano, che ha le rette più alte di tutta la Regione con una spesa giornaliera di 69,59 euro, seguita dal Padovano (68,19 euro). Da ricordare, comunque, che il prezzo adottato consta di diverse variabili: tipo di camera occupata (singola con bagno o con più letti), servizi offerti (ad esempio utilizzo della lavanderia) ma anche, seppur in misura minore, da altri criteri come l’essere residenti, lo stato di gravità di salute dell’ospite oppure il calcolo dell’Isee.
Le proposte dei sindacati. La questione della non autosufficienza continua a essere una priorità assoluta per Spi, Fnp e Uilp considerando che nella nostra regione sono oltre 300mila gli ultra65enni non autosufficienti, la maggior parte dei quali è seguita in casa da familiari (caregiver) o assistenti familiari. Per quanto riguarda le case di riposo le questioni poste dai sindacati dei pensionati risultano molteplici. “Sono molti gli interventi e i provvedimenti che chiediamo da tempo alla Regione – spiegano Nicoletta Biancardi, Tina Cupani e Debora Rocco, segretarie generali di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil del Veneto -. Per prima cosa è necessario aumentare il numero delle impegnative di residenzialità per anziani non autosufficienti, in maniera tale da coprire l’intera platea dei potenziali beneficiari, visto che ne è escluso circa il 15% degli ospiti. Chiediamo anche di rivedere la decisione di adottare una unica impegnativa del valore di 52 euro giornaliere e quella di 57 euro giornaliere individuando, invece, più impegnative commisurate, come valore economico, al grado di gravità del non autosufficiente. Nel caso di ospiti non autosufficienti con alti livelli di gravità le impegnative di residenzialità vanno riservate esclusivamente a strutture pubbliche”. Non solo. “È necessario definire una o più rette tipo finalizzate a garantire una quota a carico dell’utente “equa” rapportandola alle condizioni socio-economiche e patrimoniali dell’ospite – proseguono le segretarie generali di Spi, Fnp e Uilp del Veneto -. Ma bisogna anche coprire rapidamente e rendere omogeneo il fabbisogno dei posti letto residenziali e di quelli semiresidenziali, accreditabili ed autorizzabili verificando anche l’attuale situazione delle liste d’attesa”.
Da anni, poi, i sindacati dei pensionati del Veneto invocano, anche con manifestazioni di fronte alla sede della Regione, “il rilancio del ruolo delle Ipab (che avrebbero dovuto diventare Apsp, aziende pubbliche di servizi alla persone, 25 anni fa) attraverso la trasformazione delle strutture residenziali pubbliche per anziani in Centri Servizi organicamente inseriti nella filiera dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali a livello territoriale”. Guardando poi al rapporto diretto con Palazzo Balbi e al coinvolgimento dei sindacati, aggiungono Biancardi, Cupani e Rocco, “bisogna costituire, come per le autonomie locali, un tavolo di confronto stabile tra Regione, rappresentanze degli enti e delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei pensionati con l’obiettivo di monitorare costantemente la qualità e la quantità dei servizi offerti”. “Come sindacati dei pensionati”, concludono le segretarie, “vogliamo essere parte attiva nella discussione sulla programmazione dei servizi socioassistenziali (domiciliari, territoriali, residenziali) destinati ai più fragili. Riteniamo sia arrivato il momento di convocare quel tavolo di confronto specifico sulla non autosufficienza, che era stato ipotizzato ancora nel giugno scorso nell’ambito del più ampio tavolo Regione-sindacati sui temi sociosanitari”.
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