ROVIGO – Sugli spari contro la prof al Viola-Marchesini di Rovigo (LEGGI ARTICOLO), durante una lezione in classe, è intervenuta Renata Mosca della Gilda-Unams Padova/Rovigo.
Due colpi di pistola ad aria compressa armata di pallini, uno al capo, l’altro sopra l’arcata sopracciliare. Studenti sospesi dalla scuola, 5 giorni per l’autore materiale, 5 per chi ha ripreso con il telefonino (il video poi è uscito dalla cerchia scolastica), 2 giorni per chi ha collaborato alla vicenda.
“Grave l’accaduto, grave il clima generale di “divertimento”, superficialità e connivenza che dal video si percepisce, da parte dell’intero gruppo classe.
Gravissimo perché, come registriamo quotidianamente dalle segnalazioni di colleghi Docenti, gli episodi del genere che arrivano alla visibilità nelle pagine di cronaca sono soltanto la cima di un iceberg molto più ampio, fatto di mancanza di educazione, comportamenti aggressivi e vessatori tra allievi, di vilipendio della dignità professionale degli Insegnanti da parte di studenti e famiglie, di irresponsabilità nei riguardi della propria preparazione scolastica.
Gravissimo sarebbe, da parte di colleghi, genitori, opinione pubblica, derubricare a “ragazzata” o “goliardia” episodi come questo: la mancanza di conseguenze dei propri comportamenti, sia di primi attori che di spettatori/conniventi, rischia di diventare un boomerang educativo, fonte di disagio crescente tra gli adolescenti, di cui siamo testimoni quotidianamente, a Scuola e fuori”.
“Purtroppo, il senso di insussistenza delle proprie azioni, la de-responsabilità individuale e collettiva derivata da atteggiamenti di sottovalutazione – continua Renata Mosca – comprensione e perdono oltre il limite del ragionevole che le “agenzie educative” (Famiglia e Scuola innanzitutto) mettono spesso in atto, sono in realtà condanne alla irrilevanza e alla invisibilità: siamo profondamente convinti che i nostri alunni e studenti abbiano bisogno – invece – di tornare ad essere “visibili”, nel bene e nel male; hanno bisogno di essere sfidati all’impegno e alla assunzione di responsabilità nel proprio progetto di crescita e nella propria preparazione scolastica; debbono essere educati a godere dei frutti, o a subire le conseguenze, delle proprie scelte – condizione fondamentale dell’essere adulto.
Decenni di riforme nate da interpretazioni pedagogiche fallimentari e guidate essenzialmente da esigenze di risparmio, hanno condotto alla marginalità professionale, sociale ed economica degli insegnanti, e allo svuotamento di una parte consistente del mandato Costituzionale ad essi assegnato. I risultati sono sotto gli occhi di chi li voglia vedere, e ci interrogano tutti: come adulti, come educatori, come decisori politici.
Nell’esprimere solidarietà alla collega, e con lei all’intera categoria docente, ci auguriamo una inversione di tendenza che restituisca alla Scuola della Repubblica, e agli Insegnanti che in essa spendono la propria vita professionale, la credibilità e l’autorevolezza che meritano”.
Per approfondire leggi anche:



