BADIA POLESINE (Rovigo) – Doveva esser l’incontro con le associazioni ma delle 70 iscritte all’albo comunale solo quattro erano presenti. Peccato per il candidato sindaco Manuel Berengan ma anche perché questa scarsissima partecipazione racconta di un disinteresse preoccupante da parte di chi, invece, dovrebbe laicamente essere propulsivo e propositivo. Salvo che non abbia ragione chi sostiene che vi sia una spaccatura nel paese fra gli amici di… e quelli di, appare davvero difficile spiegare questo fenomeno, tanto più che nei fatti il volontariato è vivo e vegeto. La politica però dovrebbe interrogarsi sulla disaffezione dei cittadini alla cosa pubblica, che si è registrata nell’altrettanto scarsa partecipazione registrata nei comizi e negli incontri elettorali (di tutte le liste), tant’è che gli Addetti ai lavori paventano un’affluenza alle urne inferiore al 50%. Vero è che ritrovarsi a parlare di impianti sportivi quando le associazioni sportive non ci sono è almeno deludente.
In ogni caso, con l’aiuto al computer di Chiara Santato, Manuel ha presentato i candidati, non tutti presenti, illustrandone il profilo (per i nomi si rimanda all’articolo del 15 maggio scorso). “Questa lista – ha dichiarato il Candidato sindaco – è nata con l’obiettivo di lavorare per restituire un futuro a Badia e contrastare quel declino che sembra inarrestabile, anche per le scelte discutibili dell’Amministrazione uscente”. Per le sei aree tematiche ed i punti principali, essendo impossibile dettagliare le undici pagine del programma, si rimanda all’articolo dell’8 giugno. Si è capito, comunque, che fra i cardini della proposta elettorale l’investimento sulla natalità, piuttosto che il riconoscimento economico per le nuove famiglie immigrate attuato dalla Giunta Rossi, è centrale. Altrettanto importante per “Badia domani” sarà stabilire un tavolo con gli agenti immobiliari locali al fine di concertare azioni per il rilancio abitativo, in particolar modo del centro storico, se non si vuole che Badia diventi “un paese dormitorio” dove le persone abitano ma non vivono la comunità. “Purtroppo Badia non è un paese per i giovani – rileva Berengan – perché mancano le opportunità, per cui bisognerà investire sulle fasce di età da zero a 18 anni”.
Le tre parole d’ordine evocate da Berengan sono: “città inclusiva” per contrastare la marginalizzazione dei più deboli (pare che a Badia ci siano circa 600 anziani in completa solitudine) e degli immigrati. La seconda parola è “collaborazione” specialmente fra le associazioni ma, come detto questa è parsa una “voce nel deserto”. L’ultima è: “Il domani” da elaborare per un futuro migliore. “Ascolto” potrebbe essere una parola d’ordine aggiuntiva, “Perché l’ascolto – sostiene Berengan – è fondamentale per comprendere i problemi e poi elaborare le possibili soluzioni”. In quest’ambito “Badia domani” propone una novità assoluta: l’istituzione della “Consulta delle comunità”, un organismo per dialogare con le diverse rappresentanze comunitarie e le periferie.
Sul futuro prossimo, è stata interessante la riflessione fatta da Mauro Piccolo. Le dinamiche immigratorie restituiscono un dato poco conosciuto: a Badia circa l’11% della popolazione è straniera e se di questa il 28% di questi proviene dal Marocco, ben il 24% è Cinese. Segue la comunità rumena. “L’età media degli immigrati si aggira fra i 14 e i 28 anni, il che fa pensare che fra una decina d’anni potrebbero diventare maggioranza”. Ecco allora che ragionare in termini di multietnicità e convivenza diventa strategico.
Ugo Mariano Brasioli