La produzione di grano duro scenderà sotto i 3,5 milioni di tonnellate

Produzione più bassa del decennio, pesano concorrenza sleale e siccità al Sud. Consorzi Agrari d'Italia promuove future sul grano, contratti di filiera e ricerca.

ROVIGO – Previsioni negative per il 2024 sulle produzioni di grano duro in Italia: Coldiretti e Cai, Consorzi agrari d’Italia, stimano che quest’anno la produzione di grano duro scenderà sotto i 3,5 milioni di tonnellate, rischiando di essere ricordata come la più bassa degli ultimi 10 anni. Questo per effetto della riduzione delle superfici coltivate, causata dalla concorrenza sleale di prodotto straniero, e della siccità che ha colpito le regioni del Sud Italia. “La nostra provincia – commenta il presidente provinciale Carlo Salvan – è particolarmente vocata alle produzioni cerealicole e dove si concentrano buona parte dei circa 20 mila ettari coltivati in Veneto: a fronte però degli investimenti e della professionalità dei nostri imprenditori, non c’è l’adeguata remunerazione del prodotto”.

Le stime fornite da Coldiretti e Cai – Consorzi Agrari d’Italia sono state divulgate in occasione dell’iniziativa “Giornata in campo” a San Lazzaro di Savena (Bologna), nei terreni della Sis – Società Italiana Sementi, svoltasi ieri, mercoledì 15 maggio. I dati nazionali parlano chiaro: le superfici coltivate si sono ridotte per il grano duro dell’11% rispetto all’anno precedente, scendendo sotto gli 1,2 milioni di ettari con punte del 17% nelle aree del Centro Sud, da dove viene circa il 90% del raccolto nazionale.

La concorrenza sleale dall’estero. È l’effetto in primis del crollo dei prezzi causato proprio al momento delle semine dall’invasione di prodotto straniero. Nel 2023 sono arrivati quasi 900 milioni di chili di grano russo e turco, un’invasione mai registrata nella storia del nostro Paese, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. Un vero e proprio fiume di prodotto che, aggiunto a quello di grano canadese, arrivato a superare il miliardo di chili, ha impattato sui prezzi del grano nazionale. Si tratta peraltro, come nel caso del Canada, di cereale trattato in pre raccolta con il glifosate, una modalità vietata nel nostro Paese. Alla concorrenza straniera – affermano Coldiretti e Cai – si sono aggiunti gli effetti del clima con la siccità che ha ridotto la produzione di grano duro in Puglia con cali tra il 20 e il 30%, mentre in alcune aree della Sicilia si arriva addirittura al -70%. Leggero aumento (+1,4%) per le superfici coltivate a grano tenero, che si attestano poco sopra i 600mila ettari, per una produzione stimata di circa 3 milioni di tonnellate. Calo dell’8% dei terreni coltivati a orzo, secondo Coldiretti e Cai. Proprio per far fronte alle oscillazioni dei prezzi di mercato e tutelare gli agricoltori Consorzi Agrari d’Italia ha messo in campo contratti di filiera e future sul grano, oltre ad importanti investimenti in ricerca.

I contratti di filiera. Per Cai i contratti di filiera rappresentano 12 diverse produzioni, di cui 4 relative al frumento, promosse e sviluppate nell’ottica della valorizzazione della produzione italiana. Sul totale dei prodotti ritirati da Consorzi Agrari d’Italia il solo frumento rappresenta oltre il 50% del volume ed è quindi il primo prodotto. Si tratta di circa 400 mila tonnellate di grano, quantità che identifica indubbiamente Cai come il primo player sul mercato nazionale per questa produzione. Il 25% di questo frumento rientra proprio all’interno di contratti di filiera: un buon segnale ma non abbastanza per le ambizioni di Cai che mira ad estendere questa quota a vantaggio di agricoltori e qualità del prodotto. “Negli ultimi due anni – racconta Gianluca Lelli, Amministratore Delegato di Cai – questa strategia ha pagato e nonostante il calo delle produzioni su scala nazionale, Cai registra un +2% sul totale del volume ritirato, con un incremento dovuto proprio all’aumento delle filiere del Grano duro Senatore Cappelli. Segno che stiamo lavorando bene sulle filiere autoctone, valorizzando il lavoro dell’agricoltore e delle produzioni nazionali. Proprio grazie agli accordi di Filiera, Cai riesce a garantire un premio all’agricoltore che può arrivare – sul grano duro – anche all’8% in più rispetto al prezzo di mercato”.

I future sul grano. Il secondo elemento di vantaggio che Cai offre alle aziende è rappresentato dai future sul prezzo del grano. “L’agricoltore – prosegue Lelli – è uno dei pochi imprenditori che quando inizia la sua produzione non sa quale sarà il prezzo del suo prodotto sul mercato. Cai prova a scardinare questa logica – un unicum in Italia – stabilendo a priori quale sarà il prezzo del ritiro del prodotto a fine campagna e garantendo quindi all’agricoltore un prezzo di vendita su cui può tarare le proprie aspettative ed i propri investimenti anche con 2 anni di anticipo e con un minimo garantito”. Con variazioni significative da annata ad annata in funzione dell’apprezzamento dei future, Cai è stata in grado di raggiungere picchi di adesione fino al 30% del ritirato totale di grano in alcune aree del Paese: un indicatore che lo strumento ha del potenziale e che va diffuso e promosso.

Avere oggi uno strumento come i Consorzi agrari d’Italia fa capire la lungimiranza di Coldiretti nell’averlo pensato e creato alcuni anni fa, mettendo a sistema le potenzialità dei singoli Consorzi agrari – commenta Salvan – questo a fronte di sfide sempre più impegnative: dal cambiamento climatico, passando per la geo politica e le tensioni internazionali, fino al mettere in campo ricerche e sperimentazioni necessarie per dare risposte ai nostri agricoltori. Questo da un lato per affrontare quella che possiamo chiamare “food security”, ossia la necessità di garantire con una piattaforma nazionale l’approvvigionamento alimentare del Paese, e dall’altra per consentire a tutte le nostre imprese agricole di avere i migliori strumenti sia tecnici, che finanziari che economici per programmare le produzioni e ottenerle con il miglior risultato possibile”. “Al tempo stesso – conclude Salvan – dobbiamo proseguire sempre con più intensità nel percorso che abbiamo avviato di tracciabilità e trasparenza, per consentire al cittadino consumatore di scegliere il vero made in Italy e valorizzare al meglio le produzioni nazionali come appunto quella di grano duro; continua infatti la nostra raccolta firme per una legge europea che renda i prodotti agroalimentari trasparenti e si metta fine a frodi o a italian sounding che sottraggono ai nostri agricoltori quella redditività per la quale stiamo lottando da anni”.

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