La potenza del non scritto, nella scoperta de La casa del mago

Emanuele Trevi si è raccontato ad Ariano nel Polesine per la rassegna Incontri con l'autore di Fondazione Aida e Provincia di Rovigo

ARIANO NEL POLESINE (Rovigo) – Una serata di completa evasione ad Ariano nel Polesine mercoledì 6 marzo, per il pubblico de Incontri con l’autore Polesine, la rassegna di Fondazione Aida con la Provincia di Rovigo, visto che si sono ritrovati proiettati all’interno de La casa del mago, con il suo ideatore, Emanuele Trevi.

Condotto da Irene Lissandrin, Emanuele Trevi, come autore, e come persona, si è raccontato alla Casa della cultura di Ariano: dal Premio Strega alla scoperta del padre nel suo ultimo libro, rivelando un lato privato, intimo, fatto di ricordi ed aneddoti della sua vita in famiglia da giovane, oltre a quello pubblico di celebre scrittore, pluripremiato, fervido studioso, critico letterario, giornalista cult.

In sala per l’amministrazione comunale, Martina Boscolo, assessore di riferimento per la cultura che ha promosso l’adesione all’offerta di Fondazione Aida, ma anche la sindaca Luisa Beltrame che al termine della piacevolissima serata ha ringraziato Trevi e donato una serie di itinerari da poter compiere nel meraviglioso ambiente del Delta del Po polesano.

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Dalle parole di Lissandrin la casa del mago è lo studio del padre di Emanuele, Mario Trevi, psicoanalista junghiano (Ancona, 3 aprile 1924 – Roma, 31 marzo 2011).
Alla morte del padre Emanuele ci va ad abitare. Quel momento, vissuto in quel luogo “sacro”, tra l’energia delle cose del padre e della memoria delle ferite delle persone da lui curate, diventa un periodo cruciale per Emanuele che ripercorre e scopre aspetti della vita del padre e della propria. E’ un mettere i tasselli in ordine, quando prima di mettere in ordine devi tirar fuori tutto per capire cosa c’è, e questo succede nel caos degli eventi che poi casuali tanto non sono, come succede nella vita, con l’arrivo di nuovi personaggi, nuove scoperte, nuovi pensieri e nuove emozioni.

“Quel luogo conteneva un residuo potente di energia mentale, una specie di braciere psichico non ancora del tutto spento” racconta Trevi che si sofferma sulla potenza delle pause, nella musica, o delle informazioni mancanti, nel racconto, per far volare alto la fantasia di chi ascolta, o legge.

“La potenza di un libro che racconta una storia si misura dalla capacità di poterlo fare proprio da parte del lettore, attraverso la sua immaginazione” sottolinea Trevi.

Territorialmente vicino, l’autore ricorda l’impegno del padre, partigiano arruolato nel 21° reggimento di fanteria impegnato contro l’occupazione di Cavarzere, con l’Adige a separare tedeschi ed alleati, ma anche la passione per il disegno, preciso, simmetrico, come il Mandala usato per la copertina.

Se il padre era il mago, nella famiglia Trevi, anche la madre ha destato interesse nell’incontro con l’autore.
Emanuele ha raccontato un divertentissimo viaggio a Venezia, con il padre, condito da mille raccomandazioni al bambino per non perdersi, da parte della madre, “perché sai, tuo padre è fatto così”.

Grazie al alcune domande dal pubblico si è dialogato in chiusura sull’importanza del libro all’interno del processo di formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società, per terminare quindi l’incontro tra firmacopie e foto ricordo.

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