Vanni Destro punta il dito contro la green economy non sostenibile: il biometano prodotto dagli scarti di lavorazioni agricole e deiezioni animali da allevamenti intensivi

ROVIGO – Territorio svenduto per un piatto di lenticchie, è il commento amaro per quanto potrebbe capitare ad Ariano Polesine. “Mentre nella vicina Mazzorno Destro, nel Comune di Taglio di Po, gli abitanti segnalano la fastidiosa e quasi impossibile convivenza con gli allevamenti avicoli, ad Ariano nel Polesine si accoglie felicemente la realizzazione dell’ennesimo impianto per il biometano da cereali dedicati, residui di lavorazione agricola e una montagna di deiezioni animali” annuncia con sgomento Vanni Destro, portavoce della Rete dei comitati polesani a difesa della salute e dell’ambiente.

La miopia amministrativa non conosce parte politica – afferma Destro rivolto al sindaco di Ariano nel Polesine del Partito democratico – e, a quanto deciso a Venezia (Lega), viene steso il tappeto rosso ad Ariano.
A fronte di 340.000 euro in compensazioni vincolate si consentiranno un consumo di suolo agricolo per colture dedicate distolto all’alimentazione, l’incentivazione all’allevamento intensivo per avere le deiezioni necessarie al biodigestore, aumenteranno il traffico veicolare, gli odori, la proliferazione di insetti, l’inquinamento da polveri sottili, la dispersione di CO2 (anidride carbonica) e CH4 (metano) nell’aria”.

Destro si domanda: “Quanta energia sarà impiegata tra coltivazione, produzione di fertilizzanti, raccolto, trasporto e trasformazione di biogas in biometano?”. La risposta fornita dall’attuale tecnica di produzione e coltivazione è che almeno l’equivalente del 50% di quei 10 milioni di metri cubi di gas attesi dall’impianto è già bruciato in partenza in termini di energia equivalente per farlo funzionare.
“Queste operazioni e questi impianti stanno in piedi solo grazie ai corposi incentivi di Stato, come quelli del Pnrr – sottolinea Vanni Destro – senza i quali nessuno si sognerebbe mai di realizzarli.
Tutti i costi sanitari saranno invece a carico della intera collettività e del singolo che si ammala.
Val la pena per un’inezia di gas ed una miserabile compensazione mettersi in casa un impianto potenzialmente nocivo e sicuramente molto fastidioso per la popolazione?” si chiede infine, retoricamente, il portavoce della Rete dei comitati polesani a difesa della salute e dell’ambiente.

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