Nessun dubbio per l'associazione ambientalista: No alle trivelle, pericolose ed inutili, l'articolo 4 del Decreto Aiuti va cancellato, o profondamente rivisto

ROVIGO – In Provincia di Rovigo il confronto dell’associazione ambientalista Italia Nostra, la cui sezione di Rovigo è guidata da Fabio Bellettato, con i portatori di interesse polesani, regionali e nazionali della disposizione contenuta nel Decreto Legge Aiuti Quater cosiddetta sblocca trivelle che interessa il Polesine per la possibilità di estrarre gas naturale da un giacimento, già individuato, davanti alle coste del Delta del Po.

Il DL consente la’estrazione tra il 45esimo parallelo e il ramo del Po di Goro, ovvero proprio, ed esclusivamente, in provincia di Rovigo.

L’appello, illustrato dal legale di Italia Nostra, l’avvocato rodigino Matteo Ceruti, è volto all’abrogazione dell’art. 4 del DL in cui, tra le misure per l’incremento della produzione nazionale di gas naturale, è stato previsto: da un lato, di riammettere alla produzione le concessioni di gas metano esistenti in Alto Adriatico (nel tratto compreso tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del Po, ad una distanza superiore alle 9 miglia) previa verifica dell’ “assenza di effetti significativi di subsidenza” sulle linee di costa; dall’altro, in deroga al divieto contenuto nel Codice dell’ambiente (all’articolo 6, comma 17, del decreto legislativo n. 152 del 2006), consente di rilasciare lungo tutte le coste italiane nuove concessioni di coltivazione di idrocarburi in zone marine tra le 9 e le 12 miglia marine dalla costa e dalle aree protette marine e costiere.

Per Italia Nostra le trivellazioni porterebbero ad un vantaggio incerto per il Paese ed a danni certi per il territorio e l’ambiente con l’aumento delle emissioni climalteranti derivanti dalla combustione di quanto estratto. Non solo, l’aspetto che maggiormente preoccupa, non solo l’associazione, ma anche Provincia di Rovigo, Comuni del Delta, Consorzi di Bonifica, Regione del Veneto è il rischio di aggravamento della subsidenza con pregiudizi pesantissimi all’economia del Delta del Po.
Secondo Ceruti vi sarebbe inoltre il contrasto con gli articoli 9 e 41 della Costituzione perché, con la finalità dichiarata di ridurre nel breve periodo il costo del gas metano, autorizza decisioni suscettibili di cagionare impatti ambientali, territoriali ed economici negativi di lungo periodo, anche a danno delle future generazioni.

All’incontro hanno partecipato anche il senatore di Fratelli d’Italia Bartolomeo Amidei e la consigliera regionale Laura Cestari che ha riportato la “nuova” posizione della Regione, da contraria (LEGGI ARTICOLO) a preoccupata, ma non contraria a priori, all’idea di ricominciare con le trivellazioni per l’estrazione di gas.

“Sulle trivelle già c’è stato un referendum dall’esito abbastanza chiaro e una mozione approvata all’unanimità, la linea che portiamo avanti è quella della coerenza anche se la Regione, pur critica, non è certo ottusa – ha dichiarato Cestari – L’incontro del ministro Urso con il presidente Zaia spiega che non c’è chiusura a priori, ma anzi una seria discussione in corso, attendiamo ovviamente garanzie prima di parlare di installazioni.
Nel frattempo, la trasversalità che emerge oggi testimonia che tutti noi vogliamo difendere e che siamo dalla parte del nostro territorio e della nostra gente”.

Nel proprio intervento Bartolomeo Amidei ha quindi sottolineato che pretende di ricevere certezza assoluta di assenza di rischi per il Polesine e che per il via libera alle estrazioni dovrà “essere provata l’assenza di rischi di subsidenza sulle coste”

L’intervento del senatore Bartolomeo Amidei

Secondo Amidei, che dissente dalla posizione dell’associazione Italia Nostra, in quanto non vi sarebbe bisogno di abrogare l’articolo del decreto Aiuti quater “sblocca trivelle”, “C’è già una garanzia per il territorio – ha dichiarato Amidei – perché la decisione è subordinata a controlli, effettuati dal Ministero all’Ambiente sui rischi per l’area in caso di trivellazioni”.

Secondo Amidei al Polesine dovrà essere provata “la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza sulle coste, sulla base di nuovi e aggiornati studi, che dovranno essere presentati dai titolari di permessi di ricerca e delle concessioni di coltivazione, utilizzando i metodi di valutazione più conservativi e prevedendo l’uso delle migliori tecnologie disponibili per la coltivazione”.

Il senatore di Fratelli d’Italia infine conclude specificando che, secondo la sua interlocuzione con i Consorzi di bonifica, la subsidenza del territorio attuale sarebbe dovuta in particolare all’attività estrattiva di gas naturale dall’intero Polesine, da Porto Tolle a Lendinara, e non dalla attività offshore al largo della costa deltizia.

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