ROVIGO – Nella quasi novantennale storia della Rugby Rovigo esiste un club molto ristretto: quello degli allenatori rodigini che hanno conquistato lo scudetto alla guida della squadra rossoblù. I primi a far parte di questo club esclusivo sono stati Mario “Maci” Battaglini e Aldo “Topa” Milani, protagonisti dei titoli degli anni ’50, entrambi nella doppia veste di giocatore-allenatore. Il terzo e ultimo tecnico di Rovigo a portare il tricolore in Polesine è stato Giordano Campice.
LEGGI L’ARTICOLO SULLA VITTORIA CON IL COLORNO
Correva l’anno 1964 e con quel titolo si chiudeva il trittico tricolore degli anni ’60. Esattamente sessant’anni dopo Alessandro Lodi, “bersagliere doc” con i suoi trascorsi da giocatore e da tecnico del Rovigo con una preziosa esperienza sulla panchina del Badia, ha l’opportunità di aggiungersi a questi mostri sacri della tradizione rugbystica rossoblù. Non è una sfida da poco per il giovane allenatore della FemiCZ Rovigo, ma Lodi sembra non patire più tanto il peso delle responsabilità. Lo ha dimostrato da subito quando, dopo poche giornate di questo campionato, se ne è andato il coach sudafricano Allister Coetzee e la società ha scelto la via della continuità affidando a lui, che di Coetzee era il vice, il compito di guidare la squadra. I rossoblù non stavano attraversando un buon momento. C’erano state le sconfitte esterne con il Viadana e con le Fiamme Oro e Lodi dovette esordire sulla panchina della FemiCZ Rovigo proprio nel derby con il Petrarca, campione d’Italia in carica e in quel periodo quasi imbattibile. La squadra rodigina, dopo un buon primo tempo, si sciolse nella ripresa lasciando via libera ai padovani.
Con tre partite perse nelle prime cinque giornate e con la classifica che piangeva, c’era di che preoccuparsi, soprattutto per un tecnico alla sua prima esperienza nel Top 10. Invece con calma, vittoria dopo vittoria, Lodi ha rimesso le cose in ordine lavorando in silenzio, senza fare troppi proclami com’è nel suo stile. La squadra lo ha seguito con convinzione e fiducia, elementi indispensabili se si vuole costruire un gruppo vincente. Come e perchè si sia creato da subito un legame forte e solido tra il giovane allenatore e i suoi giocatori è difficile saperlo e forse conta anche poco. All’interno di uno spogliatoio si innescano dinamiche che non sempre hanno una logica o una spiegazione razionale. Funzionano e basta.
Così Lodi ha preso in mano una squadra con tanti giocatori che indossavano la maglia rossoblù per la prima volta (sono ben 12 i nuovi giocatori schierati quest’anno dalla FemiCZ Rovigo), ma costruita dal ds Polla Roux con elementi di ottima qualità, e ne ha fatto una formazione che adesso macina gioco e segna mete a valanga tanto che nelle 13 partite giocate con Lodi in panchina in ben 9 occasioni è arrivato il bonus offensivo. La qualificazione ai play off non era un traguardo particolarmente complicato per la squadra rodigina, considerato il valore dell’attuale l’organico rossoblù e anche il fatto che negli ultimi dieci campionati questo obiettivo era stato sempre raggiunto. Semmai è da sottolineare il modo con il quale la FemiCZ Rovigo è arrivata a questo risultato.
Dopo la sconfitta nel derby dell’andata la squadra rossoblù occupava la sesta posizione a 9 punti dalla capolista Fiamme Oro che alla fine nemmeno è entrata tra le migliori quattro del campionato. La fine della regular season ha visto la squadra di Lodi davanti a tutti recuperando 9 punti al Petrarca, 16 al Valorugby, 20 al Colorno e ben 27 ai poliziotti. Il merito del lavoro di Lodi è tutto in questi numeri. Il tecnico rossoblù, che preferisce usare il turn over con moderazione e solo dove serve, ha saputo gestire anche la situazione degli infortuni che hanno messo fuori uso giocatori importanti per diverso tempo (vedi Bazan Velez, Sarto e Ferro, senza contare Borin indisponibile da metà stagione e Lertora che non ci sarà nei play off).
La squadra, però, nonostante le assenze ha continuato a crescere e a migliorare in tutti i settori, disciplina compresa. Alcune scelte tattiche, come l’adozione dello schema dei due “cinque ottavi”, con Montemauri all’apertura e Van Reenen scalato al centro, hanno dato più consistenza ed efficacia alla linea dei trequarti e soprattutto ha spinto i due giocatori ad esprimersi al meglio. Il giovane romano è finito nel mirino della Nazionale e Van Reenen sta rendendo assai di più dello scorso anno. Ad alzare l’asticella della qualità della linea arretrata rossoblù a metà stagione sono arrivati anche l’ex Moscardi dalle Zebre e il fijiano Tavuyara dal Benetton Treviso che a un certo punto della partita con il Colorno Lodi ha scambiato di ruolo sperimentando una soluzione che potrebbe essere riproposta nei play off. Sfruttare all’ala la potenza del fijiano e utilizzare la maggiore confidenza nel ruolo di centro del giovane rodigino figlio d’arte potrebbe portare benefici al gioco offensivo rossoblù. Adesso arriva la parte più complicata della stagione nella quale, specialmente a Rovigo, la pressione dell’ambiente sale alle stelle e gli errori non sono più rimediabili. Per Alessandro Lodi si tratta di una situazione nuova. E’ vero che ha vissuto questa esperienza da vice allenatore, ma da coach titolare è tutta un’altra storia. Per fargli affrontare con la maggiore tranquillità possibile la parte più incandescente della stagione la società gli ha già rinnovato il contratto per le prossime stagioni.