BADIA POLESINE (Rovigo) – C’erano almeno 150 persone, mercoledì 10 gennaio, a seguire il dibattito proposto dal Rotary club Altopolesine insieme all’Isers, per mettere a confronto le culture e le opinioni dei contendenti sul conflitto Israelo Palestinese.
La sala convegni Soffiantini, occupata in ogni ordine di posto, ha confermato il notevole interesse suscitato dal dibattito sul conflitto mediorientale che, per l’elevatissimo numero di vittime innocenti, interroga le coscienze.
Un dato evidenziato nei saluti istituzionali, dall’assessore alla cultura Valeria Targa che ha definito l’evento “Eccezionale …, sia per la complessità di questa tematica che per la straordinaria partecipazione di pubblico”.
Anche Stefania Turazzi, presidente del Rotary club Altopolesine che ha promosso l’incontro, ha manifestato il compiacimento per l’affluenza “…per niente scontata”, spiegando i presupposti che hanno spinto il Rotary ad organizzare per la prima volta a livello locale un confronto pubblico “…per dare un contributo alla comprensione di quel dramma”.
Sull’incipit “Sembra sia più facile fare la guerra che mantenere la pace”, si è sviluppato il confronto fra lo scrittore ebreo Nathan Levi (nato e cresciuto a Gerusalemme)e il Presidente del Centro di cultura islamica di Ferrara Hassan Samid, moderati dal giornalista Ugo Mariano Brasioli. Ne è uscito un dibattito equilibrato e pacato nel quale i due relatori hanno affrontato le ragioni storiche e attuali di quel tragico conflitto.
Alle domande incalzanti del moderatore Levi e Samid hanno risposto parlando della legittimità dello Stato di Israele ma anche dell’esigenza dei palestinesi di averne uno, cercando di spiegare la complessità del problema in relazione alle occasioni di pace fallite nel passato. Alla domanda se “La pace sia ancora possibile?”, entrambi hanno però concluso che allo stato attuale una pace duratura appare poco realistica se non impossibile. Fra le cause ostative sono stati individuati: l’oltranzismo religioso (quello ebraico sorprendentemente sostenuto dagli evangelici americani che nel grande Israele vedono le premesse per il ritorno di Cristo), la sacralità irrinunciabile di Gerusalemme e le interferenze geopolitiche regionali. Certamente con gli ultrareligiosi oggi al governo (per i quali anche Nathan Levi è un antisemita) non si farà la pace.
Per Levi e Samid dunque, questo è un conflitto destinato a perdurare anche per la regressione psicologica dei due contendenti causata dal dolore che alimenta i pregiudizi storici e l’odio combinati in un cortocircuito pericolosissimo.
Con queste premesse, se l’aspirazione ad una patria per entrambi i popoli è legittima, la coesistenza pacifica di due stati, perorata da molti, appare nel breve periodo fantascientifica.
Unica flebile speranza potrebbe derivare dall’affermazione di un pacifismo oggi minoritario e dall’insorgere d’istanze laiche fra i giovani musulmani.
La serata, come ha sottolineato Livio Zerbinati che ha presieduto la serata, se non ha dipanato tutte le problematiche del conflitto in quella martoriata terra, ha però dimostrato che il dialogo è comunque possibile.
“Certamente se a Badia non si risolvono i problemi internazionali, è stato però dato un contributo alla comprensione e al dialogo”, ha rilevato il moderatore Brasioli, commentando la stretta di mano finale del sig. Omar (imprenditore siro-palestinese di Padova) a Nathan Levi.
L’evento patrocinato dal Comune ha visto la partecipazione delle associazioni culturali badiesi (Biblioteca Civica, Sodalizio Vangadiciense, Centro documentazione polesano e Ctg “La Mongolfiera”) che hanno aderito all’iniziativa.
Un ringraziamento finale è andato al Crab per aver gentilmente messo a disposizione il proprio buon impianto audio.