L'avvocato del Foro di Rovigo Fulvia Fois affronta il delicato tema della pubblicazione di immagini di bambini da parte di parenti sul web che diventano riconoscibili proprio in virtù del legame con chi li pubblica. Attenzione, si rischia di violare la privacy del minore

Care lettrici e cari lettori,

questa settimana voglio parlarvi di un argomento che fa sempre molto discutere, ovvero la pubblicazione e la diffusione sui social network di foto e video ritraenti soggetti minori da parte di nonni, zii e cugini, in assenza del consenso esplicito di entrambi i genitori.

Innanzitutto, è opportuno evidenziare che le rappresentazioni fotografiche sono considerate dal legislatore come dati privati, in quanto tali suscettibili di condivisione esclusivamente con il consenso del soggetto rappresentato, elemento essenziale in mancanza del quale potrebbe configurarsi addirittura il reato di interferenze illecite nella vita privata, punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni.

La questione si fa ancor più delicata quando protagonisti dei contenuti multimediali siano, per l’appunto, minorenni, nel qual caso il consenso alla condivisione deve necessariamente essere esplicitamente accordato dai genitori.

Il punto nodale della questione è che molto spesso si pensa che il fatto di essere parente, zio o zia, nonno o nonna del minore sia di per sé sufficiente a legittimare la condivisione a prescindere dall’opinione della madre e del padre degli stessi. In realtà così non è.

Stante la delicatezza della posizione giuridica tutelata – ovvero il diritto alla riservatezza dei minori – sul punto è intervenuto anche il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, sancendo che affinché la pubblicazione e la diffusione di immagini di soggetti minori d’età possa dirsi legittima, è necessario che il consenso sia stato prestato da entrambi i genitori.

Ciò significa che se colui che intende pubblicare una foto ritraente il proprio nipotino o comunque un soggetto minore d’età ha ottenuto il consenso soltanto del padre o della madre dello stesso, non potrà pubblicare l’immagine indenne dal rischio di incorrere in conseguenze importanti.

In effetti, sul punto sono già diverse le pronunce giurisprudenziali che hanno disposto la condanna al risarcimento del danno per aver postato foto e video di minori senza il consenso dei genitori o con il consenso di soltanto uno di essi.

Alla base delle condanne e dell’ammontare del risarcimento del danno vi sono diverse circostanze, come ad esempio il fatto di aver reso le foto visibili a tutti gli altri utenti social (e non, invece, soltanto agli amici più stretti) e di averle mantenute sul proprio profilo senza rimuoverle, anche dopo essere stati diffidati in tal senso da uno o entrambi i genitori.

COSA NE PENSO IO?

Credo che quando si parla di minori occorra fare sempre molta attenzione e rammentare che abbiamo comunque a che fare con soggetti aventi una personalità ed un’identità che va rispettata e tutelata.

Oltre a ciò, è assolutamente necessario considerare le insidie che la semplice condivisione di una foto sui social network può celare.

Condividendo foto e video di minori rischiamo non solo di violare la loro privacy, ma anche di diffondere contenuti utili ad alimentare materiali pedopornografici o di aumentare le possibilità di adescamento da parte di malintenzionati.

Proprio per questo, per una questione di sicurezza, ma anche di rispetto, si pone l’esigenza di interpellare i genitori del minore, assicurandosi di aver ottenuto un espresso consenso da parte degli stessi alla pubblicazione e/o diffusione dei contenuti.

Questa è rubrica di informazione e divulgazione giuridica che ha il solo scopo di voler contribuire a livello sociale alla conoscenza dei propri diritti in quanto è mia convinzione che solo così è possibile tutelarli efficacemente dal punto di vista legale.

Se avete delle domande o volete propormi un argomento di cui parlare, potete farlo scrivendomi all’indirizzo e-mail dirittoetutela3.0@gmail.com o compilando il form che trovate sul sito www.studiolegalefois.it.

Avv Fulvia Fois

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