Emergenza climatica: Rifondazione Comunista suona la sveglia

Duro attacco di Rifondazione Comunista Veneto e Rovigo a Luca Zaia, servono subito investimenti per barriere contro la risalita del cuneo salino, rinaturalizzazione del corso del fiume e del delta per favorire la ricarica delle falde e la laminazione delle piene, sistemi di recupero delle acque nei centri abitati, tecniche e tipologie di coltivazione a ridotto consumo idrico, riconversione dell'agricoltura a produzioni meno idroesigenti, riduzione delle perdite negli acquedotti.

ROVIGO – “Sono passati poco più di due anni da quando la maggioranza del Consiglio Regionale Veneto ha votato contro il riconoscimento dell’emergenza climatica, scegliendo sostanzialmente di negare l’evidenza di un cambiamento climatico che sta avendo già ora conseguenze drammatiche sulle nostre comunità. Nel frattempo abbiamo assistito a un nubifragio che ha distrutto decine di strutture per la pesca nella sacca di Scardovari e oggi siamo di fronte alla più grave crisi idrica del bacino padano da almeno 70 anni. Una crisi che il Polesine paga due volte: da un lato con la carenza di acqua nei due grandi fiumi, che mette in discussione i prelievi per agricoltura, industria e usi civili, dall’altro con l’avanzata del cuneo salino che rischia di distruggere le colture del Delta”.

Sono le parole di Paolo Benvegnù, segretario regionale Prc, Diego Foresti, segretario provinciale Rovigo Prc, Lorenzo Feltrin, responsabile provinciale Rovigo Ambiente Prc.

“Dopo aver nascosto la testa per anni, continuando a investire in opere inutili e devastanti e a blaterare di autonomia e prosecco, oggi Zaia non trova niente di meglio da fare che dare la colpa al governo. Lungi da noi difendere il governo della finanza e di Confindustria (peraltro sostenuto anche dalla Lega di Zaia), che tanto danno sta arrecando al nostro Paese, ma rispetto a Draghi, Zaia non si distingue certo in meglio. Non basta mendicare soldi a Roma per cercare di mettere “un tacon al buso” e risarcire i danni. Occorre prendere atto che l’irresponsabile modello di sviluppo di cui il Nord-Est è la massima espressione, ha ormai portato a mettere in discussione non tanto la possibilità di continuare a far “schéi” per i soliti noti, ma la disponibilità di cibo e acqua per le nostre comunità e per il Polesine in particolare”.

“Tutto previsto, tutto noto da anni, tutto completamente ignorato da Galan prima e Zaia poi, troppo presi a buttare vagonate di miliardi pubblici in Mose, Pedemontane, strade, autostrade, piste da bob e sanità privata. E’ tempo che le comunità locali e i governi regionale e nazionale si diano una regolata – sottolinea Rifondazione Comunista – e inizino a cambiare seriamente rotta, ormai non più per evitare l’irreparabile, ma per cercare di limitare i danni. Da un lato occorrono investimenti massicci sulla decarbonizzazione per evitare che il global warming raggiunga livelli insostenibili per la vita umana stessa. Dall’altro occorre attrezzarsi per adattarci ai cambiamenti ormai in corso e non più evitabili”.

Per Rifondazione Comunista servono subito investimenti per: barriere contro la risalita del cuneo salino, rinaturalizzazione del corso del fiume e del delta per favorire la ricarica delle falde e la laminazione delle piene, sistemi di recupero delle acque nei centri abitati, tecniche e tipologie di coltivazione a ridotto consumo idrico, riconversione dell’agricoltura a produzioni meno idroesigenti, riduzione delle perdite negli acquedotti.

“Sull’altro fronte occorre concentrare le risorse su una transizione ecologica vera, rapida e radicale, a differenza di quella millantata dal governo dei… peggiori, iniziando a prendere le risorse da chi da mesi sta speculando sui prezzi di energia e carburanti, guadagnando miliardi sulla pelle di consumatori e piccole imprese.

Tutto il resto… “xe monade””.

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