Economia agricola veneta con tante ombre e poche luci

Gianmichele Passarini, Cia Veneto: “Resta il problema dell’equo reddito, mentre continuano ad aumentare i costi di produzione”

VENEZIA – L’economia agricola veneta sull’altalena, come registra l’ultimo report dell’Istat relativo al 2023. A motivo dei fenomeni climatici estremi (su tutti, le gelate tardive e le grandinate che si sono verificate tra marzo e agosto dello scorso anno), spiega Cia Veneto, crollano i raccolti della frutta – in particolare pere, ciliegie, nettarine, susine e albicocche – con picchi fino ad un -45,2%. Diminuisce la produzione di vino (-9,1%): il caldo e l’assenza di precipitazioni hanno sì favorito la qualità delle uve; tuttavia, il prolungamento di tali condizioni nella stagione autunnale hanno causato una consistente riduzione del raccolto. Poco performanti anche i risultati dell’olio di oliva (-3% in volume): in questo caso a compromettere le rese è stato il clima fresco e umido durante la fioritura. Giù il comparto vivaistico (-3,9%), floricolo (-3,8%), il miele (-10,9%), e il settore zootecnico (-0,9%). Annata favorevole, invece, per i cereali (+6,6%). 

“Abbiamo assistito ad un ulteriore recupero della produzione di mais e frumento tenero – precisa Cia Veneto – dopo una contrazione legata alla siccità, in particolar modo nel 2022”. Per quanto riguarda i prezzi, l’andamento va letto nel suo complesso. Se è vero che i prezzi agricoli (ciò che rimane agli agricoltori) sono aumentati del 3,9%, è altrettanto vero che i costi di produzione continuano a restare elevati: + 30,6% nel 2022. E il fatto che abbiano subito una contrazione (-2,5%) nel 2023, non va comunque a compensare la bilancia. “In pratica – sottolinea il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini – gli imprenditori agricoli rischiano di lavorare in perdita”. 

“Questi numeri – aggiunge lo stesso presidente – dimostrano quanto andiamo sostenendo da anni: fatto 100 il prezzo finale di un prodotto che si trova sugli scaffali dei supermercati, all’agricoltore rimane, se è tanto, il 10%. Nel contempo, però, aumentano le spese fisse e quelle di produzione. Chiaro che, alla lunga, il comparto è destinato ad andare in sofferenza”. Il giusto valore, dunque, è uno dei temi in cima all’agenda politica di Cia: “Oggi non è più procrastinabile una legge nazionale sull’argomento, che dia delle garanzie agli stessi imprenditori agricoli in termini di reddito”. 

In ogni caso, “siamo tenuti ad agire pure a livello europeo. In primo luogo, oltre alla revisione della Direttiva per le pratiche sleali, al nuovo Parlamento Europeo chiediamo un osservatorio UE su costi, prezzi e marginalità”. In altri termini, conclude Passarini, “dobbiamo salvare un comparto che, nonostante le difficoltà, è strategico per la comunità. Serve, però, il sostegno di tutte le Istituzioni: regionali, nazionali ed europee”.

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