Dati sulla produzione stabili a Rovigo

Per la Città Metropolitana di Venezia e la provincia di Rovigo gli andamenti sono mediamente migliori rispetto alle variazioni regionali

VENEZIA – ROVIGO – Unioncamere Veneto ha reso noti i dati sulla congiuntura economica trimestrale regionale. Nel terzo trimestre del 2023, la produzione industriale nel Veneto mostra una rallentata crescita rispetto all’anno precedente, influenzata ancora dagli effetti contrapposti del rimbalzo del 2022. Tuttavia, confrontata con il secondo trimestre di quest’anno, l’attività manifatturiera evidenzia una resistenza dell’indicatore. Secondo l’indagine VenetoCongiuntura, la produzione industriale ha registrato una variazione congiunturale destagionalizzata positiva dello 0,4% (con una variazione non destagionalizzata del -6,2%). La dinamica su base annua mostra una diminuzione del -2,7%. Si conferma il rallentamento degli ordini totali, con una variazione annua negativa del -3,6%, influenzata sia dalla domanda interna (-3,4%) che da quella estera.

Per la Città Metropolitana di Venezia e la provincia di Rovigo gli andamenti sono mediamente migliori rispetto alle variazioni regionali. Per quanto riguarda le aspettative per il quarto trimestre, rimane stabile la quota di imprenditori ottimisti in entrambe le province. 

Nella provincia di Rovigo, al 30 settembre 2023, si registra una produzione in lieve aumento dello 0,4% rispetto all’anno precedente, con il fatturato totale però in diminuzione dell’1,2%. Gli ordini interni registrano un +1,2% tendenziale mentre per quelli esteri si registra una contrazione pari al -1,2%. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 67% e i giorni di produzione assicurati a fine trimestre sono 55.

Le prospettive degli imprenditori sono positive sia per quanto riguarda la produzione, per il 50% degli stessi, sia per quanto riguarda la crescita del fatturato, indice che vede la quota di ottimisti intervistati al 47%. La tendenza degli ordini interni, invece, sarà positiva per il 41% degli intervistati e stazionaria per il 36%. Infine, in merito agli ordini esteri, il 66% del campione li stima in crescita mentre il 25% degli imprenditori intervistati ritiene che rimarranno stazionari.

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