ROVIGO – Era già previsto al tempo del sindaco Paolo Avezzò, ma in questa forma è stato approvato dal consiglio comunale dell’ex sindaco Fausto Merchiori.
Edoardo Gaffeo, difensore della bontà del provvedimento, commenta la voglia di modificarlo da buona parte della maggioranza del sindaco Valeria Cittadin, ma anche dei sindacati (LEGGI ARTICOLO) e dal Partito democratico (LEGGI ARTICOLO), almeno a parole disponibili a “ragionarci, per superare le criticità che impediscono lo sviluppo”.
“C’è uno strano clima, in città. Trasversale – dichiara Gaffeo – Come se si fosse coagulata l’idea che lo sviluppo industriale del nostro territorio sia limitato esclusivamente dalla presenza di norme e attitudini oscurantiste, che hanno portato negli anni ad una tutela cieca dell’ambiente, in spregio a qualsiasi logica e opportunità di crescita economica. Togliamo quindi questi inutili orpelli e milioni e milioni di euro di nuovi investimenti arriveranno, questo si dice…” commenta l’ex sindaco di Rovigo.
Gaffeo ricorda che “a meno che un’azienda non sia per definizione inquinante, e nessuno vorrebbe una azienda inquinante vera nel territorio, basta che chi vuole insediarsi metta nero su bianco un progetto industriale credibile per tutelare la salute dei cittadini.
Ma evidentemente nemmeno questo va bene, disturba troppo, è una cosa da pericolosi sovversivi anti-progresso” commenta.
L’articolo 23 del Piano Particolareggiato dell’area interportuale di Rovigo testualmente recita:
Nessun esercizio produttivo, la cui attività rientri tra quelle disciplinate dal D.Lgs 238/2005 e 152/2006 parte seconda e/o incluse tra quelle insalubri di prima classe previste dall’articolo 216 del RD 1265/34 e che comunque non corrispondono esclusivamente alle caratteristiche previste dalla lettera E) dell’art. 5, potrà insediarsi nella suddetta area a meno che il gestore non mette in atto adeguati e concreti interventi per evitare ogni ulteriore aggravio della salubrità e della qualità dell’ambiente circostante, come tutelato dalle norme vigenti e dalle pianificazioni di settore, oltre che possibili danni alla salute dei suoi abitanti, e fermo restando il rispetto dell’area in esame dei limiti di quali dell’aria ambiente stabiliti per la salvaguardia, della salute umana.
Pertanto alla domanda di permesso di costruire, ovvero all’istanza di rilascio, di altri atti di assenso comunale, il richiedente deve allegare una relazione tecnica, finalizzata alla richiesta di un parere igienico sanitario ed ambientale agli organi competenti, inerente il ciclo delle lavorazioni previste nonché una descrizione particolareggiata sulla consistenza delle acque di rifiuto, dei fiumi, delle esalazioni, delle polveri e dei rumori, non che una descrizione di ogni altro ulteriore intervento necessario ad evitare gli aggravi della salubrità e della qualità dell’ambiente.
L’atto di assenso comunale potrà quindi essere positivamente espresso ove gli organi competenti in materia igienico sanitaria ed ambientale, nei richiesti pareri, attestino l’assenza di un aggravamento della salubrità ambientale oltre che il rispetto nell’area in esame, dei limiti di qualità dell’aria ambiente stabiliti per la salvaguardia della salute umana.
Convinto sostenitore dell’idea che l’articolo vada benissimo così com’è, anzi, sarebbe da estendere a tutta l’area del Comune di Rovigo e non solo per quella portuale, Gaffeo conclude dichiarando: “sto ancora aspettando che qualcuno si degni di dirmi il nome di una sola azienda industriale non inquinante che ha dovuto negli anni rinunciare ad insediarsi nell’area interportuale di Rovigo a causa delle limitazioni imposte dall’art. 23” riferendosi alle accuse ricevute da Confindustria e Pd di Rovigo che hanno considerato l’art. 23 come ostacolo insormontabile per lo sviluppo della città.