ROVIGO – Nonostante il 36-0 subito coach Gianluca Guidi, da uomo di sport, si presenta ai giornalisti. Per uno come lui che proprio a Rovigo ha vinto uno scudetto incedibile con un uomo in meno per un’ora, subire una batosta simile è qualcosa di duro da accettare. Ma il risultato del campo è stato impietoso (36-0), la FemiCz Rovigo non ha sbagliato niente, il Calvisano ha anche avuto le occasioni per rimettersi in partita, ma non le ha sfruttate.
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“C’è da chiedere prima di tutto scusa ai tifosi che da Calvisano si sono sobbarcati un viaggio per seguire la squadra – esordisce Gianluca Guidi – c’è da chiedere scusa alla società che ci permette di fare al meglio il nostro lavoro perché non ci manca niente e c’è da prendersi le proprie responsabilità, ai ragazzi ho detto questo. Il campo parla e parla anche molto chiaramente, dobbiamo rimettere un piede davanti all’altro. Ma prima di tutto chiedere scusa alle persone di Calvisano. Detto questo penso che le persone si vedano nelle difficoltà e adesso è un momento importante per noi, quelle che vorranno stare nella barca fino a fine aprile ci stanno gli altri andranno verso altre strade, ma non penso. Penso che in questi momenti se hai seminato bene comunque c’è la possibilità di confrontarsi in maniera schietta e leale. Abbiamo un percorso da fare non c’è un grande premio in fondo, però secondo me riuscire a risolvere un problema come quello di quest’anno migliora le persone, perché sai che quando entri in un buco nero magari ci sei anche uscito, e questo l’ho detto ai ragazzi. In questo momento avere una nostra dignità, coerenza e contestualizzazione in questo campionato è un obiettivo grande e in questo momento è il massimo a cui possiamo ambire però se ci riusciamo vuol dire che ci siamo tolti dai problemi da soli. È un bel premio a cui devono pensare di raggiungere i giocatori in questo momento dobbiamo pensare a questo. Come giocatori e come allenatori dobbiamo migliorare. Partiamo dalle persone, cerchiamo di lavorare il più possibile al meglio per il bene del Calvisano”.
Parole dure, crude, eppure il Calvisano in avvio di campionato non aveva sfigurato, anzi. Probabilmente ha pagato assenze pesanti, senza togliere i meriti ad un Rovigo praticamente perfetto.
“Penso che sia un bel campionato – spiega Guidi – un campionato incerto sino in fondo e penso che a maggior ragione per noi sarà maggiormente difficile riuscire a trovare la quadra, perché ogni settimana ci sono partite dure come queste a cui noi non possiamo rispondere con questo approccio perché, torno a dire, che il giocatore mette in discussione anche le nostre persone. In questo momento ci sono dei ruoli precisi, non è giusto che i ragazzi si nascondano dietro all’allenatore però è anche giusto che l’allenatore si assuma le proprie responsabilità e comunque è tanto che faccio questo lavoro, quando giocavo facevo il capitano quindi so il momento in cui bisogna prendersi le proprie responsabilità. Io me le prendo, io in questo momento sono un ombrello sotto al quale i ragazzi devono stare sotto e sentirsi protetti. Però è altresì importante che le persone che sto proteggendo sappiano, che adesso tutti insieme ci guardiamo negli occhi e piuttosto che pensare a una touche pensiamo a un toglierci dall’impiccio. Una nave il capitano ce l’ha: io sono nato dove c’è il salmastro e c’è l’acqua e penso che domattina a Riccardo che si sveglia con me e lo porto a scuola posso in un momento, in un giorno in cui avrà un problema, insegnargli come si risolvono i problemi innanzitutto mettendoci la faccia, io provo a fare quello”.
Un Calvisano che ha commesso gravi errori di indisciplina, una partita che poi si è anche innervosita “La partita l’avevamo preparata così: la prima mezz’ora dovevamo giocare un po’ abbottonati cercando di far pensare un po’ alla sconfitta, però poi se nei primi sette minuti prendi 7 calci e un cartellino giallo vuol dire che c’è qualcosa che non va nell’approccio. Dentro a questa nave il timone ce l’ho io e lo sento ben saldo nella mia mano, adesso c’è vento, sta tirando libeccio e bisogna trovare una caletta dove tira meno vento e piano piano coi remi a mantenere la nave salda”.
Giorgio Achilli