Cgil, Cisl e Uil di Rovigo: “Segnali preoccupanti per l’economia polesana”

Almeno 150 persone che lavoravano con contratti di somministrazione in provincia di Rovigo, alla scadenza non sono stati rinnovati

ROVIGO – “I dati resi noti recentemente dalla Camera di Commercio, che vedono un calo del Pil in Polesine, ma non solo, superiore al 4%, e quelli pubblicati dalla Cgia di Mestre sui prestiti alle imprese, scesi nell’ultimo anno di circa l’8%, non possono non destare particolari preoccupazioni in vista dell’autunno e dell’ultimo trimestre di quest’anno. Anche perché questi dati si aggiungono ai segnali che noi come Organizzazioni sindacali avvertiamo, anche nel rapporto con le associazioni datoriali di categoria, sulle difficoltà di alcuni settori dell’ambito manifatturiero, a partire da quello metalmeccanico che è una parte importante della produzione industriale del nostro territorio. Non a caso, in occasione dello sciopero unitario del settore metalmeccanico del 7 luglio scorso, la nostra manifestazione è stata organizzata nella zona industriale dove insiste il sito produttivo della Sit, una delle aziende che sicuramente vanno attenzionate”.

Lo evidenziano Pieralberto Colombo, Segretario generale Cgil Rovigo, Samuel Scavazzin, Segretario generale Cisl Padova Rovigo, Gino Gregnanin, Segretario generale Uil Rovigo.

“Se a questo aggiungiamo che nel nostro territorio è stato già riscontrato un calo dei consumi, che sono state chiuse importanti attività commerciali, che la crisi ha coinvolto già altri settori, in particolare la parte povera della logistica con la Geodis di Villamarzana, e l’agroalimentare con la Cultiva a Taglio di Po, questi segnali di allarme destano ulteriore preoccupazione per un territorio come il nostro che ha, rispetto ad altri, maggiori fragilità. Un territorio che in parte ha visto reggere se non crescere, come nel resto d’Italia, settori privi di alto valore aggiunto e che quindi non creano vero sviluppo, come appunto la parte meno di qualità della logistica, quella basata sugli appalti e sulla contrazione dei salari e dei diritti dei lavoratori, e parzialmente il turismo, che però nella nostra provincia incide meno rispetto ad altre, dove è più sviluppato. Non a caso sono i lavoratori precari a pagare il prezzo più alto delle difficoltà delle aziende manifatturiere che cominciano a dare segnali di rallentamento. Almeno 150 persone che lavoravano con contratti di somministrazione, alla scadenza non sono stati rinnovati. Se cresce il lavoro povero, mentre cala, come dicono e le previsioni per l’ultimo trimestre dell’anno, l’occupazione di qualità, l’allarme è ancora più forte”. 

“E’ necessario – continuano i Sindacati – quindi accelerare, e non lo diciamo da oggi, sul fronte della coprogettazione e delle progettualità finalizzate allo sviluppo del territorio. A cominciare dalle opportunità che già potrebbero essere in campo, come la tanto agognata Zls, a cui manca però ancora un pezzo, ma anche da tutti quegli ambiti e strumenti di finanziamento che però richiedono un’idea di sviluppo del territorio e delle sue vocazioni. Questo per contrastare a livello locale quelle difficoltà che sappiamo non essere frutto di fattori endogeni e tentare di invertire la rotta. Fattori come i costi energetici, le speculazioni che hanno fatto crescere l’inflazione e calare i consumi, il costo del denaro che è diventato un problema molto sentito non solo per le famiglie, ma anche per le imprese e la situazione della Germania che si riflette anche su qualche azienda del nostro territorio. A questo si uniscono le difficoltà per lo spostamento dei mercati dovuto alle sanzioni alla Russia e quelle delle aziende che non hanno saputo adeguarsi alla transizione ambientale e rischiano di vedere le loro produzioni non più concorrenziali. Ecco perché è importante puntare ad essere attrattivi rispetto alle attività che potrebbero insediarsi sul territorio, e promuovere rapidamente un’analisi del mercato del lavoro locale anche per capire come agire anche nei confronti di chi potrebbe nei prossimi mesi perdere il lavoro, programmando istruzione e formazione adeguata che possa da un lato riqualificare le persone e dall’altro diventare uno strumento attrattivo per le imprese che vogliano insediarsi nel nostro territorio”.

“In una fase che rischia di essere di difficoltà per tutti – concludono Pieralberto Colombo, Samuel Scavazzin e Gino Gregnanin – non solo per il Polesine, servono interventi a sostegno delle transizioni ambientali e digitali, politiche industriali vere che in questo Paese mancano da anni, politiche fiscali che favoriscono finalmente i lavoratori, i dipendenti e i pensionati, politiche adeguate di contrasto alla precarietà. Ma possiamo agire anche a livello locale per contenere queste difficoltà che rischiano di essere per noi ancora maggiori, facendoci restare ai margini, dal punto di vista economico e sociale, anche della nostra regione. Noi come sempre, insieme alle nostre categorie, in caso di crisi, faremo come sempre la nostra parte, che non intende rimanere sulla difensiva per la tutela del reddito e dei posti di lavoro, ma punta a attivare tutti gli strumenti necessari per essere, nel breve e medio periodo, proattivi, per rilanciare il territorio e contrastare i segnali preoccupanti che arrivano da più parti del mondo produttivo”. 

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