A Padova e Rovigo in flessione il numero delle imprese, soprattutto artigiane, ma calano anche l’export e i prestiti alle imprese. Montagnin “forte preoccupazione per il settore della meccanica”

PADOVA – ROVIGO  – Non c’è davvero molto di cui stare allegri a guardare i dati relativi ai principali indicatori economici di Padova e Rovigo. A dirlo è il monitoraggio sull’economia dei territori elaborato dal Centro Studi Sintesi per Cna Veneto e lo confermano i dati sulle richieste di cassa integrazione che, a maggio di quest’anno per la sola Padova, erano circa il 50% in più rispetto allo scorso anno. La percezione, da quell’osservatorio privilegiato che sono le associazioni di categoria, è che si stia assistendo ad un’ulteriore accelerazione già a partire dai mesi di settembre e ottobre.

Il Monitoraggio sull’economia dei territori

Da alcuni anni Cna Veneto e Centro Studi Sintesi lavorano al “Monitoraggio dell’economia dei territori” un lavoro di raccolta ed elaborazione dei dati che mette a confronto le principali regioni produttive d’Europa con il Veneto e le sue province. Per quest’anno, in Veneto, emerge una crescita che rasenta lo zero (+0,8%) facendo precipitare ancora una volta nel trend dello “zero virgola” il Pil regionale e quello nazionale. Secondo lo studio, dopo un 2021 che ha visto un robusto rimbalzo dell’economia a seguito dell’emergenza Covid (+8.7%) e un 2022 che ha riportato il prodotto interno lordo sostanzialmente ai livelli del 2019 (grazie a un’ulteriore crescita del +4,9%) il 2023 ha registrato un ben più timido +0,9% mentre le previsioni per il 2024 e per il 2025 si attestano rispettivamente a +0,8% e +0,9%.

In questo contesto Padova e Rovigo non vanno molto meglio: le imprese attive registrate al 30 settembre 2024 risultano 85.404, l’1,5% in meno rispetto al 2019 (a Rovigo -7,1%). Diminuisce anche il numero delle imprese artigiane, che nella provincia risultano, al 30 settembre, 23.803, il 4,9% in meno rispetto al pre pandemia (addirittura il -11,5% a Rovigo). Scende anche l’export, che va in negativo di 1,1 punti percentuali rispetto allo scorso anno (e del 3,9% a Rovigo). La crisi si riflette anche sui prestiti alle imprese, che scendono per effetto della diminuita fiducia da parte delle banche: al 30 giugno il monitor provinciale registra prestiti per poco più di 12 miliardi, pari al 3,6% in meno rispetto al 2023. A Rovigo i prestiti alle imprese si fermano a poco meno di 1,8 miliardi di euro con una contrazione dell’8% sul 2023. Solo il turismo dà un segnale positivo grazie a una crescita del +2,8% delle presenze nel Padovano nel primo semestre dell’anno. A Rovigo invece si registra una flessione del 14,4%  nello stesso periodo di tempo. 

In aumento le richieste di cassa integrazione

La difficoltà delle imprese emerge in tutta la sua concretezza anche dalle richieste di utilizzo di Fsba (la cassa integrazione degli artigiani): lo scorso anno, in Veneto, i lavoratori coinvolti sono stati poco più di 49mila. A maggio di quest’anno la cifra saliva già a 31mila, con un incremento, su base annua, superiore al 50%. E se le percentuali, secondo le stime di Cna Padova e Rovigo, sono le medesime anche in provincia di Padova, le prospettive per la fine dell’anno sono di un’ulteriore significativa accelerazione. 

“Siamo molto preoccupati – dichiara Matteo Rettore, Segretario di Cna Padova e Rovigo – per l’accelerazione che sta avendo l’utilizzo di ammortizzatori sociali nella meccanica e nel tessile. Se nel primo semestre dell’anno l’utilizzo di Fsba (la cassa integrazione degli artigiani) è aumentata del 50%, adesso dopo settembre i segnali sono molto più preoccupanti. Sempre più imprese si rivolgono all’associazione per capire come far fronte ad ordini che si riducono o che vengono ritirati. La crisi in Germania, il riposizionamento dell’automotive e altri fattori fanno pensare ad una situazione destinata a durare a lungo”. 

Difficoltà nell’accedere ai fondi per Industria 5.0.

Ininfluente sembra invece la più importante misura espansiva annunciata dal Governo Meloni per rilanciare la sostenibilità e lo sviluppo economico. Secondo i dati del monitoraggio digitale del Gse Transizione 5.0, forte di una dotazione di 6,23 miliardi di euro, ha generato richieste di finanziamento da parte delle imprese per meno di 75 milioni di euro in tutto il Paese. 

“Avevamo grandi aspettative per Industria 5.0 – aggiunge Catia Ventura, Vicesegretaria di Cna Padova e Rovigo – ma ora stiamo registrando uno scarso utilizzo: poche imprese interessate, molti scoraggiati dai troppi passaggi burocratici, incertezza sui finanziamenti. A tutto questo si aggiunge una scarsa propensione delle  imprese ad investire in un periodo di contrazione degli ordini e di generale raffreddamento dell’economia. Forse è tempo di rimodulare gli incentivi aumentando l’intensità e rivedendo la troppa burocrazia per renderli più appetibili anche alle piccole imprese”. 

I timori per la meccanica 

“La nostra preoccupazione – conclude Luca Montagnin, Presidente di Cna Padova e Rovigo – è molto forte nel comparto della meccanica. Temiamo che molte imprese si trovino a dover fare i conti con mutui e tasse a cui non riescono a far fronte per il drastico calo di commesse. Da un lato come associazione siamo pronti ad accompagnare le imprese nell’utilizzo di ammortizzatori sociali e altre strategie di tenuta. Dall’altro ci aspettiamo che il Governo metta in campo soluzioni per le imprese come moratorie sui finanziamenti, accesso a strumenti per la liquidità aziendale e sostegno alle imprese in difficoltà”. 

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