Bagnolo di Po, “il sindaco cuoco”: “La politica? Si fa anche a tavola…”

Amor Zeri “spoilera” una delle sue mosse preferite: stare ai fornelli. Nessun annuncio-choc di rinuncia al mandato - anzi

BAGNOLO DI PO (Rovigo) – “La comunicazione? Per me comincia a tavola”. Il sindaco di Bagnolo di Po Amor Zeri “spoilera” una delle sue mosse preferite: stare ai fornelli. Nessun annuncio-choc di rinuncia al mandato – anzi, si ricandiderà alla guida del Comune il prossimo 9 giugno – ma piuttosto la volontà di far passare il messaggio che la convivialità sta alla base di tutto, pure della politica che giocoforza passa anche lei da pranzi e cene. 

Il “sindaco-cuoco”, così ama definirsi, ad ogni occasione pubblica veste volentieri i panni dello “chef”: d’altro canto quello con la cucina è un rapporto di vecchia data, partito negli anni Ottanta dalla mensa dell’allora ospedale di Lendinara (oggi chiuso) dove venne assunto: “Mi piace, ai fornelli trovo la mia dimensione e devo dire che mi riesce bene, cucinare per cento, duecento, a volte trecento persone non è per niente semplice, servono occhio, ritmo, coordinazione. E soprattutto buoni assistenti, ma nel mio caso in paese i tanti volontari delle associazioni mi supportano più che adeguatamente. Come cucino? Nessuno si è mai lamentato…”, chiosa Zeri.

E così dalla fiera di Sam Gottardo a maggio alla festa sotto le stelle al parco Vallalta a luglio, passando per la cena scout con il gruppo Agesci Canda1, il pranzo del Ringraziamento e la cena Avis di novembre senza contare le tante altre occasioni come il pranzo della Protezione Civile Intercomunale Castelguglilemo-Canda-Bagnolo di Po e i momenti conviviali in sala polivalente di Runzi: il primo cittadino, riposta fascia e appunti per l’intervento di rito, è sempre lì, in cucina, tra pentole e tegami.

“Il piatto che mi riesce meglio – prosegue – è senz’altro il risotto, specie al tastasale o alla zucca, ma anche con i galletti non me la cavo male, provate a chiedere un po’ in giro… L’importante, vale in cucina come nella politica, che si tratti di piatti genuini e senza troppi fronzoli, la gente ormai cerca anzi vuole semplicità. Al di là di metafore, amo la tavola perché qui si ritrovano i valori di un tempo, penso a famiglia, dialogo, socialità, tutte cose che che stiamo rischiando seriamente di perdere, e perché forse solo nel piatto l’italiano ritrova l’amore per il suo meraviglioso Paese e le sue centinaia di ricette locali che ci rendono unici al mondo”.

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