Aziende chiuse e calo demografico, l’allarme di Confartigianato Polesine

Il presidente Campion: “d’accordo con il sindacato, si apra subito il tavolo dell’economia”. Riprendendo i dati dello studio di Cgia di Mestre sulla provincia di Rovigo, ci sono alcune eccellenze su cui puntare. Ma serve una programmazione non a spot ma di lungo respiro

ROVIGO – Il Polesine soffre. Soffre economicamente per produzione industriale, agricola, nel settore dei servizi perché sono diminuiti i consumi e a pagarne le conseguenze sono le piccole imprese, il commercio e le botteghe artigiane

Le previsioni per il 2023 vedono un balzo del 6,2% solo delle costruzioni, che però vengono da un decennio di crisi nera (- 44%), per il resto troviamo timidi segni positivi del 2 o 3 per cento che non sono niente rispetto a due anni di blocco da pandemia. I dati forniti dallo studio della Cgia di Mestre al convegno dei primi di giugno di Confartigianato Polesine non danno grandi speranze, anche se l’export, soprattutto nei macchinari, nei prodotti chimici, gomma/plastica, alimentari e prodotti in metallo, sembra essere l’unico elemento trainante nell’economia polesana. 

Confartigianato Polesine però si sofferma su un dato in particolare emerso nello studio, la desertificazione imprenditoriale: più di 3mila imprese in meno in 12 anni (-11,5%) e solo nel 2021 contava quasi 700 imprese in meno. Un calo preoccupante, un andamento la cui rotta oggi, a maggior ragione con la possibilità di sfruttare i benefici della Zls e del Pnrr, bisogna invertire. 

Il presidente dell’associazione artigiani Marco Campion, proprio in virtù dello studio commissionato alla Cgia di Mestre, chiede alla Provincia di dare una forte accelerazione sul fronte del Tavolo dello Sviluppo e dell’Economia, come richiesto in via formale dai segretari di Cgil, Cisl e Uil (LEGGI ARTICOLO), ma più volte segnalato anche da Confartigianato Polesine. “Abbiamo l’urgenza di risolvere il problema del lavoro e della difficoltà a trovare personale – avverte Campion – ma soprattutto di ricercare una nuova identità per il Polesine all’interno del Veneto, per non correre il rischio di essere assorbiti dalle altre province limitrofe più virtuose. In 8 anni abbiamo perso 13mila residenti, sono tanti, soprattutto se si considera che si tratta del crollo della popolazione più produttiva, dai 25 ai 44 anni. Il Polesine sta diventando una terra di anziani”.

Confartigianato Polesine evidenzia però un vantaggio, quello di avere molte aree ancora libere, sulle quali poter scegliere che tipologia di insediamento poter attrarre. “Andiamo verso un’economia green, questo dobbiamo fare: possiamo dire no alle aziende insalubri, a tutto ciò che deturpa il nostro habitat e il nostro benessere, possiamo decidere la tipologia degli insediamenti che vogliamo, puntando sulle nostre specializzazioni manifatturiere su cui eccelliamo a livello veneto, come l’abbigliamento, la chimica-farmaceutica, la nautica e l’agroalimentare e sulla logistica, essendo il Polesine strategico per il commercio con l’est e nord Europa e con l’Oriente – ipotizza il presidente Campion –  Ma per ideare un progetto Polesine c’è bisogno di un confronto di idee, di spunti, di condivisione, coinvolgendo tutti i soggetti deputati, compresa l’università, ma ci deve essere una cabina di regia per una programmazione di lungo respiro e non a spot. Anche noi riteniamo possa essere la Provincia, attraverso il Tavolo dello sviluppo e dell’economia, a prendere in mano la situazione. Mi auguro che gli appelli e la disponibilità del mondo imprenditoriale e sindacale non rimangano lettera morta, perché oggi non servono campanilismi, individualismi o rivendicazioni di paternità di un’idea o di un progetto. Dobbiamo essere uniti in quest’ultima e irripetibile occasione”.

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