Ater sull’accordo “salva Iras”: Il prezzo che Rovigo chiede deve essere più che dimezzato

Un problema di cifre tra Ater e Comune di Rovigo rischia di far saltare l'accordo per il salvataggio di Iras con la restituzione di Casa Serena di cui è già stato progettato il futuro

ROVIGO – Potenziale Stop all’orizzonte per la delibera predisposta dal Comune di Rovigo da far votare ai consiglieri comunali per il via libera all’erogazione di 3,2 milioni di euro ad Iras (LEGGI ARTICOLO). Se da un lato è stato trovato un riscontro in Regione del Veneto, che da 6 anni amministra Iras in estrema difficoltà economico finanziaria, e da Ulss 5 Polesana, che da Casa Serena spera di trovare spazi più idonei per i servizi che intende offrire alla cittadinanza, un profondo scetticismo proviene da Ater, chiamato, secondo quanto previsto dalla delibera, a ragionare su una somma di circa 2,8 milioni di euro per l’acquisto di metà immobile, una somma calcolata dall’ufficio patrimonio del Comune in via preliminare, in attesa di conferma da parte di perizie asseverate da un soggetto terzo sia ad Ater che a Palazzo Nodari.

Non se ne parla nemmeno di una cifra del genere – ha sbottato il presidente di Ater Guglielmo Ferrarese, che è anche segretario provinciale della Lega – una cifra che non sta nè in cielo nè in terra, superiore a quanto accantonato dall’Ente (1,8 milioni di euro provenienti dalla Regione + 200.000 extra da bilancio Ater) e impossibile da far deliberare dal Cda”.

Secondo Ferrarese infatti, Ater gode di piena autonomia amministrativa ed il progetto di realizzare 40-42 alloggi, stile studentato, nella porzione di fabbricato di Casa Serena che comprerebbero dal Comune di Rovigo, benchè sia un “bel progetto” deve essere anche sotenibile, ed “una cifra così elevata, benchè le perizie non siano ancora pervenute, si discosta enormemente da quanto previsto da Ater. Non posso sperperare le risorse di Ater per finanziare il Comune di Rovigo” chiude in maniera tranchant la questione Ferrarese che si dichiara pronto a ragionare su cifre attorno ad 1,2 milioni di euro, ma non certo a 2,8.

“Non voglio lasciare opere incompiute durante la mia presidenza di Ater – continua il presidente – prima Ater sistema lo sceletro di via Bramante e poi ragiona per lo studendato in Casa Serena, partendo dall’alto, mettendo in sicurezza il tetto e realizzando un piano alla volta con alloggi”.

Nella giornata di martedì 3 gennaio, Ater ha formalmente scritto al Comune di Rovigo in merito alla bozza di delibera predisposta ribadendo tre condizioni richieste: la prima riguarda la proprietà da cielo a terra della porzione di immobile, la seconda di poter avere la variazione urbanistica necessaria al progetto ed il cambio di destinazione d’uso a zero oneri per Ater, la terza, l’individuazione di un prezzo congruo per il Cda dell’Ente.

Ferrarese sulla somma da destinare alla partita è categorico: “il Comune ci chiede almeno un milione in più di quanto avevamo accantonato, che è comunque tantissimo per un immobile pressochè fatiscente e tutto da sistemare. Con un milione Ater potrebbe fare tante altre cose ed il sindaco Gaffeo dovrebbe capire che fare l’amministratore pubblico significa anche risolvere i problemi creati da altri, ma non può pensare che sia Ater, che è completamente estraneo alla partita Regione – Iras – Comune, a poter andare incontro al Comune con 2,8 milioni perchè il Comune è chiamato a versarne 3,2 ad Iras. La cosa semplicemente non ci riguarda. O si trova la quadra, o amici come prima” conclude Ferrarese.

Dal Comune nessun commento alla risposta di Ater, al momento, se non una sottolineatura dagli uffici: “Come è possibile che metà Casa Serena non valga nulla, come dice Ater, se il Comune di Rovigo, che è già proprietario, spende 3,2 milioni per averla indietro nella sua interezza? Questo significherebbe, se Ater avesse ragione, che è il Comune che sta spendendo senza criterio?”. Tradotto, significa che Ater non può prescindere dal ragionare che, se Comune, Regione ed Ulss fossero d’accordo per risolvere la convenzione e restituire l’immobile di Casa Serena al proprietario, a fronte della spesa di 3,2 milioni, venderne metà ad Ater costerà almeno metà di quei 3,2 milioni spesi per riavere la disponibilità, più la metà del valore dell’area, magari basso, comprensivo di immobile da sistemare.

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