Anbi e Cia Veneto: nel territorio regionale tratteniamo solo il 5% dell’acqua piovana

“I Consorzi di bonifica hanno predisposto, in coordinamento con la Regione, un piano invasi che attende adeguati finanziamenti comunitari per essere avviato”

VENEZIA – “Trattenere ed efficientare la distribuzione della risorsa idrica è l’unica soluzione per gestire eventi meteo avversi come quelli che si sono verificati nei giorni scorsi in mezza Regione”. Cia Veneto condivide la strategia di Anbi Veneto (Associazione Regionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) per un “generale adattamento ai cambiamenti climatici da parte del settore primario regionale, attraverso un Piano invasi che aumenti la capacità di raccogliere e bacinizzare la risorsa al fine di utilizzarla nei periodi siccitosi”. 

Oggi il Veneto è in grado di trattenere soltanto il 5% dell’acqua piovana. Motivo per cui, spiega il presidente di Anbi Veneto, Francesco Cazzaro, “i Consorzi di bonifica hanno predisposto, in coordinamento con la Regione, un piano invasi che attende adeguati finanziamenti comunitari per essere avviato”. Vi è poi la questione infrastrutture: il sistema dei Consorzi è da molto tempo impegnato per ammodernare la rete e, ove possibile, riconvertirla da scorrimento a pressione. Su 600mila ettari di superficie regionale irrigata, un terzo (200mila ettari) risulta infrastrutturato; di questi, 40mila ettari sono a pressione. 

“Attraverso l’efficientamento – prosegue il presidente Cazzaro – i Consorzi riescono a garantire, pure nei periodi siccitosi sempre più lunghi, la disponibilità della risorsa all’intero comparto, preservando la produzione e, in alcuni casi, creando le condizioni per il passaggio a coltivazioni di maggior pregio”. “L’acqua è un moltiplicatore di reddito per le aziende – spiega Andrea Crestani, direttore di Anbi Veneto – Un ettaro di terreno coltivato a seminativo non irriguo, come il frumento, genera 1.200 euro all’anno; lo stesso ettaro destinato ad una coltura irrigua, ad esempio il mais, genera 2.400 euro”. Il valore cresce fino a 15.000 euro all’ettaro, all’anno, nel caso delle colture di pregio, come le orticole e i frutteti. Il sistema dei Consorzi di bonifica, aggiunge, “è impegnato in una vera e propria corsa per portare a cantiere i contributi e inaugurare i lavori nei tempi stabiliti”. 

Il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini (foto), precisa che gli ultimi allagamenti hanno causato almeno 50 milioni di euro di danni al mondo agricolo veneto, in particolare alla filiera dei seminativi. “Dove si sono verificate delle esondazioni – sottolinea – è andato perso il 30% delle coltivazioni. Gli agricoltori sono stati costretti a riseminare, con un aggravio di costi e un ritardo in termini di sviluppo vegetativo che sicuramente peserà sulla qualità e sulla quantità delle rese”. 

“Il piano messo a punto da Anbi in collaborazione con la Regione va nella direzione auspicata – aggiunge il direttore di Cia Veneto, Maurizio Antonini – Occorre trattenere l’acqua quando ce n’è troppa, appunto tramite gli invasi, e rilasciarla all’occorrenza”. Per quanto riguarda la prossima estate, analizza, “non dovrebbero esserci grossi problemi quanto a disponibilità della risorsa idrica”. Tuttavia, conclude Antonini, “il programma stabilito dalle autorità competenti va attuato al più presto: il recente passato ci insegna che il rischio di un prolungato periodo di siccità è sempre dietro l’angolo. Non possiamo farci trovare impreparati di fronte ad una tale emergenza”.

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