ROVIGO – Le piccole società sportive, che si fondano essenzialmente sulle attività di esclusivo volontariato dei soci, rischiano la chiusura.
Si considerino in particolare, le società che propongono “discipline minori” che non raccolgono l’attenzione di sponsor o mecenati per potersi permettere allenatori a pagamento né il supporto di un consulente e di un collaboratore amministrativo per poter essere in regola con le normative applicabili ed avere una minima dotazione amministrativa.
“Si consideri – dichiara Fabio Bui, dei Popolari per il Veneto e già Presidente della Provincia di Padova – che i bilanci di queste società sono limitati alle quote sociali pagate dai genitori, che per la maggior parte vanno a favore dei nostri Comuni per l’utilizzo degli impianti sportivi che viceversa resterebbero vuoti.
Queste piccole realtà associative non solo promuovono l’attività sportiva, ma svolgono anche un ruolo sociale, specie nelle periferie e nei piccoli comuni dove i luoghi di aggregazione sono difficilmente istituzionalizzati ed è solo grazie alla disponibilità di volontari che si creano opportunità di positiva aggregazione.
Credo che dopo un congruo periodo di applicazione della norma (D. lgs 36/2001) – prosegue Bui – sia il caso di valutarne l’impatto con un occhio attendo alle eventuali storture prodotte da una applicazione che ha privilegiato in maniera generalizzata l’aspetto del gettito nelle casse pubbliche piuttosto che quello sociale”.
L’inasprimento dei costi e la complessità burocratica rischiano di determinare una chiusura a catena di queste realtà, con gravi conseguenze per le comunità locali.
“Allo stesso tempo, ci appelliamo ai rappresentanti veneti in Parlamento affinché si facciano portavoce di questa revisione normativa per alleggerire il peso economico e burocratico sulle associazioni.
È urgente trovare una soluzione per garantire la continuità del volontariato sportivo e preservare il valore sociale delle ASD, che rappresentano – puntualizza l’esponente dei Popolari per il Veneto – un pilastro fondamentale per la formazione e la crescita delle future generazioni. Le istituzioni devono intervenire ora, prima che sia troppo tardi.
Tuttavia, la faccenda diventa prettamente economica nel momento in cui sarà necessario il supporto di un consulente e di un collaboratore amministrativo per poter essere in regola con le normative applicabili ed avere una minima dotazione amministrativa.
È inevitabile, quindi, un incremento dei costi gestionali – conclude Fabio Bui – con relativo impatto sui contributi periodici sociali e aggravio nei bilanci familiari”.