Accolgo ha aperto ufficialmente le porte

A Borsea frazione di Rovigo l’inaugurazione del progetto di inclusione sociale voluto della Diocesi con il sostegno di Cariparo

BORSEA (Rovigo) – Nel tardo pomeriggio di martedì 2 maggio alla presenza del vescovo Pierantonio Pavanello, del presidente della Provincia e dell’assessore al Welfare del Comune di Rovigo e della rappresentanza della Fondazione Cariparo e di altri rappresentanti delle istituzioni, ha aperto le porte Accolgo, il progetto della Diocesi di Adria–Rovigo che promuove l’accoglienza residenziale di persone in temporanea difficoltà. 

La storia di Accolgo inizia in realtà più di un anno fa, ma la Caritas di Adria-Rovigo, promotrice e ideatrice del percorso, in accordo con i parroci dell’Unità Pastorale di Borsea, Sant’Apollinare, Buso e Fenil del Turco – partner operativi in questa prima fase – e con l’equipe operativa che cura il progetto, ha scelto di dargli il tempo di consolidarsi prima di presentarlo formalmente al territorio. “Non è infatti immediato – spiegano da Caritas – convertire una canonica in una casa nella quale persone che vivono un momento di bisogno possano trovare uno spazio di accoglienza, di ascolto e di accompagnamento, un luogo in cui fermarsi per riformulare insieme a operatori e volontari il proprio progetto di vita. È necessario avere il coraggio di sperimentare, di mettere in discussione ruoli e compiti, di liberarsi da giudizi e preconcetti, di aprire porte e di aprirsi come comunità cristiana”. 

Dopo più di dodici mesi, dopo che già 24 persone hanno trovato accoglienza nelle canoniche di Borsea e di Sant’Apollinare per periodi più o meno lunghi, è adesso finalmente arrivato il tempo di raccontare  cosa oggi è Accolgo e cosa la Diocesi di Adria-Rovigo si augura possa diventare in futuro.

“Accolgo è innanzitutto uno stile – raccontano gli operatori di Caritas – un incontro  tra risorse professionali e informali, è un approccio libero, è un tentativo di valorizzare l’esistente. Accolgo è un progetto che permette di rispondere a dei bisogni concreti di accoglienza ma che allo stesso tempo mette in moto la comunità intera. Accolgo non è un pronto intervento a bassa soglia, non è una struttura di accoglienza emergenziale né una soluzione residenziale a tempo indeterminato: è uno spazio nel quale, in collaborazione con i servizi istituzionali del territorio,  percorsi di accoglienza individualizzati vengono attivati e curati da operatori e volontari».

“Ho seguito fin dall’inizio questo progetto e sono felice di vederlo crescere. – ha affermato il vescovo Pavanello – La sfida dell’accoglienza è quella di andare oltre il gesto spontaneo della generosità per stare accanto sul lungo periodo alle persone più fragili, sostenendole nella ricerca di una propria autonomia. Il mio auspicio è che Accolgo, come lo inauguriamo oggi,  sia un seme che potrà germogliare anche in altre comunità della nostra Diocesi e che crescerà sempre in dialogo con la società civile e con la rete istituzionale”.

Il desiderio che questo progetto sia di ispirazione per altre realtà diocesane è confermato anche dai parroci che per primi hanno scelto di aprire le porte delle loro case: “Le canoniche di Borsea e Sant’Apollinare sono le prime nelle quali Accolgo è stato avviato  – raccontano infatti i parroci Don Paolo Cestarollo e Don Piero Mandruzzato– ma il nostro augurio è che questa opportunità sia raccolta anche da altre comunità del nostro territorio affinché l’attenzione agli ultimi, cuore del messaggio evangelico, resti sempre una priorità. Una comunità che accoglie è una comunità viva, che cresce, che si rigenera”.

L’avvio di Accolgo è stato reso possibile anche grazie al contributo della Fondazione Cariparo che lo ha sostenuto all’interno del bando Welfare 2021. “Conosco molto bene questo progetto – ha affermato Damiana Stocco, consigliera della Fondazione – e fin dalla fase di selezione ho apprezzato il perno intorno al quale è costruito, ossia l’idea che la cura della comunità debba partire dalla cura degli ultimi. E’ questo anche il cuore della mission della Fondazione Cariparo che sono oggi lieta di rappresentare non in quanto mero ente finanziatore ma come realtà che ha un ruolo attivo nella nostra comunità territoriale e che vede in questo progetto la concretizzazione di quella che è una mission di cura condivisa”.

Questo primo anno di cammino è stato raccontato da Ludovico Guglielmo attraverso un video, proiettato durante l’inaugurazione. Il fotografo rodigino ha seguito la quotidianità delle persone accolte e dei tanti volontari che animano le due case mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze: tra qualche ora di supporto allo studio dell’italiano o alla preparazione dell’esame per la patente di guida, tra una cena cucinata insieme e qualche lavoretto di bricolage la vita scorre come in ogni famiglia. 

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