ROVIGO – La sala degli Arazzi di Palazzo Roncale si è trasformata in Teatro grazie a Minimiteatri che ha messo in scena nei giorni scorsi lo spettacolo “Cristina Roccati – La Scienza delle donne nel Settecento degli uomini” nell’ambito della iniziativa promossa dalla Fondazione Cariparo “Cristina Roccati: un’ispirazione per il futuro”.

La riduzione teatrale, curata da Letizia Piva, ha avuto il pregio della veridicità e della fedeltà ai testi originali, segno di un notevole e accurato lavoro di ricerca e documentazione storica, svolto con la capacità di selezionare contenuti e informazioni trasmissibili a un pubblico non necessariamente edotto di astronomia e fisica.
Questa volontà di divulgazione dell’autrice era anche quella della Roccati che, a più riprese, domanda e si interroga se il suo linguaggio sia comprensibile, se i suoi insegnamenti possano essere acquisiti e condivisi.
Del resto, a che cosa servirebbe la scoperta scientifica se non diventasse patrimonio comune e condiviso? Insomma questa scienziata di 250 anni fa appare una sorta di Piero Angela, che generosamente mette a disposizione il suo sapere, che sceglie i contenuti, che si sforza di essere in simbiosi con i discenti.

Il testo rende anche conto della situazione sociale della protagonista, che ha continuamente presente la sua condizione di donna sola in un mondo che privilegia il genere maschile. Eppure Cristina Roccati si era laureata a Bologna, aveva noti estimatori, godeva e aveva goduto, almeno nella prima fase della sua carriera, di un back ground culturale di tutto rispetto… Il che non era bastato ad evitarle la discriminazione, ahimè!
Insomma Autrice e Personaggio condividono parecchio. Sono due figure femminili che si parlano a distanza di secoli.
Gli interpreti Francesca Tres, Paolo Rossi e Marino Bellini sono stati molto convincenti e coinvolgenti, trasmettendo, pur nella fedeltà al linguaggio dell’epoca (e non era facile), una problematica storica, sociale, umana, culturale credibile e straordinariamente attuale: il problema scienza- religione, la distanza fra classi sociali, le diverse scelte di vita del genere femminile, lo stigma della decadenza (anche) economica, il riconoscimento del merito.
Tutti contenuti che meriterebbero una ben più ampia riflessione, ma che stimolano comunque un ripensamento sulla modernità del personaggio Cristina Roccati, inquieta e luminosa protagonista del suo tempo e della sua città.