ROVIGO – Lo aveva anticipato (LEGGI ARTICOLO) ed è successo nella giornata di venerdì 31 gennaio: I Acquevenete, in qualità di gestore del servizio idrico integrato per 107 Comuni del territorio delle province di Rovigo, Padova e Vicenza, ha coinvolto i sindaci dei Comuni dell’area del Parco del Delta, per condividere informazioni tecniche in merito al progetto dell’impianto di ossidazione termica per lo smaltimento dei fanghi di depurazione civile che potrebbe sorgere a Loreo (LEGGI ARTICOLO).
Pur non essendo il diretto realizzatore dell’impianto, l’azienda ritiene infatti fondamentale contribuire al dialogo sul territorio, mettendo a disposizione la propria competenza per supportare una scelta informata e basata su dati concreti. Durante l’incontro è emersa un’attenzione molto alta di tutti i sindaci presenti per l’ambiente e la salute dei cittadini.
Fanghi di depurazione civile: un processo naturale
I fanghi che potranno essere trattati nel futuro impianto derivano esclusivamente dal trattamento delle acque reflue civili, provenienti da abitazioni e attività assimilabili. Non si tratta di fanghi industriali. È importante ricordare che la produzione di fanghi è una conseguenza inevitabile del processo di depurazione delle acque, un servizio essenziale che risponde ai bisogni fisiologici e quotidiani di tutti i cittadini.
I fanghi possono contenere tracce di sostanze come farmaci e metalli, che riflettono ciò che viene sversato dalle nostre case nelle reti fognarie. Acquevenete desidera ribadire che questi residui non rappresentano un rischio, se gestiti correttamente, come avviene negli impianti moderni e tecnologicamente avanzati.
L’ossidazione termica come soluzione responsabile
Acquevenete sottolinea l’importanza di tecnologie innovative, come l’ossidazione termica, per migliorare ulteriormente la gestione delle sostanze residue del processo di depurazione. In alcuni casi, la reimmissione delle sostanze in natura, come avviene ora, pur garantendo la circolarità, non rappresenta sempre l’opzione più sostenibile o sicura. Gli impianti di ossidazione termica possono quindi rappresentare una soluzione efficace per ridurre l’impatto ambientale e garantire un trattamento responsabile dei fanghi.
PFAS: consapevolezza e monitoraggio
Un aspetto spesso dibattuto riguarda la presenza di PFAS nei fanghi, che deriva dalle abitudini quotidiane dei cittadini. Ad esempio, l’uso di creme solari, cosmetici o altri prodotti, come le pentole, che contengono queste sostanze, seguito dal risciacquo durante l’igiene personale o domestica, porta alla loro presenza nelle acque reflue e, di conseguenza, nei fanghi. Acquevenete lavora costantemente per monitorare questi fenomeni e contribuire a sensibilizzare la comunità sull’importanza di un uso consapevole delle sostanze chimiche; non solo, assieme alle altre società dell’idrico Veneto, si è attivata nei confronti della Comunità Europea per stimolare una limitazione normativa del loro utilizzo nei prodotti industriali poi utilizzati dai cittadini.
Un dialogo aperto con il territorio
Acquevenete rinnova il proprio impegno per la trasparenza e la collaborazione con i propri Comuni Soci, le istituzioni e i cittadini, nella convinzione che la corretta informazione sia uno strumento indispensabile per affrontare con serenità tematiche complesse come quella dello smaltimento dei fanghi.
I sindaci presenti hanno espresso la loro consapevolezza dell’interesse pubblico che sta alla base della decisione di avviare un trattamento termico dei fanghi derivanti dalla depurazione civile. Proprio per questo motivo, in modo compatto e unanime, richiedono con fermezza che la gestione e il controllo dell’eventuale impianto siano, come garanzia, affidati ad Acquevenete, in autonomia o in collaborazione con altri gestori pubblici del servizio idrico integrato del Veneto, per quantitativi non superiori alle 60 tonnellate.